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Lavoro: fedeli ma scontenti, identikit del dipendente It

28 luglio 2014 | 16.51
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Una ricerca di Kelly Services rivela il paradosso.

Lavoro: fedeli ma scontenti, identikit del dipendente It

Se una delle costanti del mondo del lavoro, oggi, in seguito alla crisi economica globale, sembra essere il sentimento di 'disaffezione' che provano i dipendenti, magari dopo essere stati colpiti da ristrutturazioni, tagli al personale o licenziamenti, non fa eccezione il settore It. E questo nonostante il legame con il datore di lavoro. Secondo la ricerca Kelly Global Workforce Index (Kgwi), a livello mondo il 42% dei dipendenti del settore It si sente valorizzato sul lavoro, ma con una percentuale decisamente più alta nell’area Apac (Asia Pacifico) pari al 50%, rispetto all'area Emea (Europa, Medio Oriente e Africa), dove si attesta al 37%. Quanto all'Italia, si registra la percentuale più bassa di tutto il campione: solo il 20% degli intervistati infatti si dichiara 'valorizzato' e 'molto valorizzato'.

Il Kelly Global Workforce Index (Kgwi) è un’indagine annuale sulle opinioni in materia di lavoro e luogo di lavoro, che raccoglie le risposte di più di 230.000 persone di 31 Paesi, di cui circa 4.000 in Italia, e mostra gli effetti dei diversi fattori che impattano sul mondo del lavoro attuale, tra cui le differenze geografiche e la responsabilizzazione dei dipendenti, con un particolare focus sui tre gruppi generazionali principali: Y (19-30 anni), X (31-48 anni) e baby boomer (49-66 anni).

Ma come si riflette questa percezione sul livello di 'engagement' del dipendente? Globalmente, meno di un terzo (32%) degli occupati del settore si dichiara 'totalmente legato' al proprio datore di lavoro attuale. Il livello di engagement nell’Apac (30%) è leggermente più alto rispetto all'area Emea (27%). Analizzando i diversi Paesi in Emea e Apac, i livelli di engagement più alti si registrano in Norvegia (52%), India (43%), Italia, a sorpresa, e Indonesia (entrambe al 39%), seguite dalla Russia (37%). I più bassi, invece, in Ungheria (12%) e Singapore (20%).

Dalla survey, inoltre, emerge che i social media sono diventati uno strumento importante e irrinunciabile per i dipendenti It, quando si tratta di prendere decisioni importanti che riguardano la carriera. Circa un terzo (35%) degli intervistati di tutto il mondo si affida ai social media per prendere decisioni che riguardano lavoro e carriera. L’Apac è ben al di sopra della media mondiale, col 56%, mentre Emea è leggermente al di sotto, al 32%. Gli utenti più accaniti dei social media per prendere decisioni che riguardano lavoro e carriera si trovano in Cina (69%), India (64%), Malesia (56%), Indonesia (54%) e Singapore (52%). Nell'area Emea, invece, il maggior numero di utenti si trova in Polonia (49%), Ungheria e Svizzera (entrambe al 41%). L’Italia, insieme alla Germania, è allineata con la media globale. (segue)

La diffusione dei social media si riflette anche nel recruitment. Globalmente, più di un terzo dei dipendenti It (40%) si dichiara oggi più incline a cercare lavoro tramite i social media piuttosto che attraverso strumenti tradizionali come le inserzioni su stampa, i siti specializzati o le società di selezione.

L’Apac (54%) è ben al di sopra della media mondiale per quanto riguarda l’utilizzo dei social media per la ricerca di lavoro. Supera nettamente anche l'areaEmea (40%). L’Italia, insieme alla maggior parte dei paesi europei, si colloca ben al di sotto della media mondiale ed Emea. In alcune delle economie in rapida espansione dell’Apac, i social media rivestono un ruolo fondamentale, in particolare in Indonesia (64%), Malesia (61%), India (60%) e Singapore (59%).

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