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Lavoro: Reboani, in Italia 80% politiche sono passive, invertire rotta

06 agosto 2014 | 13.16
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"Dobbiamo cambiare approccio" invita Reboani

Lavoro: Reboani, in Italia 80% politiche sono passive, invertire rotta

Passare da modello di politiche per il lavoro basato sul sostegno passivo al reddito a un modello in cui il lavoratore o la lavoratrice possano rimettersi in gioco attraverso l'orientamento, la formazione e il reimpiego. Lo auspica con Labitalia Paolo Reboani, presidente e ad di Italia Lavoro. "Il modello italiano, insieme a quello spagnolo, fa l'80% di politiche per il lavoro -spiega- attraverso politiche passive, mentre ci sono modelli come quello inglese, che erogano servizi per il 50% e politiche passive per il 40%".

"Dobbiamo cambiare approccio -invita Reboani- e passare dalle politiche passive alle politiche attive per il lavoro. Certo, il cambiamento è faticoso e complesso -ammette l'esperto- anche perchè in mezzo non ci sono cose astratte ma persone, capifamiglie con situazioni a volte difficili".

Ma la strada da imboccare, ripete Reboani, "è quella dell'attivazione della lavoratrice del lavoratore, quella di passare a politiche attive che siano orientamento, formazione reimpiego lasciando le politiche passive". E proprio questa, afferma Reboani, "è la missione di Italia Lavoro, è quello che abbiamo fatto in questi anni e d'altra parte anche il Jobs Act sembra indicare questa strada".

La sfida oggi di Italia Lavoro, nata nel 1997 e dal 2001 Agenzia tecnica del ministero del Welfare, è su due filoni, spiega il suo presidente: "Il primo è quello della 'Garanzia Giovani', quindi della riforma della struttura del mercato del lavoro e della cooperazione tra pubblico e provato. Occorre puntare a politiche per risultati e non più per processi, e a politiche attive che contraddistinguono tutti i Paesi europei e su questo Italia Lavoro può aiutare molto il governo e le regioni".

"L'altra sfida -prosegue- è quella della transizione scuola-lavoro per diminuire la percentuale di 'drop out', cioè di coloro che lasciano precocemente la scuola, e per aiutare una transizione ordinata e coerente per il Paese tra la scuola e il lavoro. Innalzare la qualità del capitale umano è una delle grandi sfide che abbiamo davanti e per questo implementeremo la collaborazione con le scuole e il Miur".

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