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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

27 agosto 2014 | 09.35
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Angeletti: "Ricordo che i sindacati italiani sono usciti, unici in Europa, dai cda degli enti previdenziali. Non gestiamo la formazione professionale".

Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

''Pronti a risparmiare su tutto. I tagli sono necessari, ma terremo conto della crisi''. Lo afferma il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, in un'intervista al Corriere della Sera. ''Nella ricerca dell'efficienza si possono mettere in discussione anche diritti acquisiti o presunti tali'', dice il ministro. Il tetto del deficit al 3% ''sarà assolutamente rispettato. Vedremo poi come i tempi di raggiungimento del pareggio strutturale di bilancio saranno modulati''. Occorre ''rivedere al ribasso le previsioni di crescita del pil e ''quando avremo dati più precisi capiremo quale sarà il cammino verso l'obiettivo''.

In Europa, sottolinea Padoan, ''c'è un problema di crescita, da affrontare con tutti gli strumenti possibili, e a tutti i livelli di responsabilità, nazionale e comunitaria. La politica europea, compresa quella monetaria, e quelle nazionali, con le riforme strutturali e non solo queste, devono sostenersi e integrarsi a vicenda, per portare la crescita a livelli più elevati''. La situazione attuale, ''peggiore del previsto, non da piacere a nessuno, però richiama l'attenzione sul fatto che c'è bisogno di un'azione comune. Sono in piena sintonia con il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi'', dice il ministro.

Il punto comune da cui partire in Europa, secondo Padoan, sono le riforme perchè anche se ''richiedono tempo, e magari hanno dei costi immediati nel breve periodo anche in termini di bilancio, migliorano il bilancio pubblico nel lungo periodo'' attraverso la riduzione della spesa.

"L'Italia ha da troppo tempo nodi irrisolti, dalla pressione fiscale, alle infrastrutture, alla giustizia. Per questo è l'ora di agire subito e di avere una visione di futuro". Così, in un'intervista a 'Avvenire', l'amministratore delegato di Wind, Maximo Ibarra. "Adeguando l' offerta didattica e formativa della scuola -spiega- alla domanda delle aziende. L' Italia deve decidere cosa vuol fare da grande, quale deve essere la sua missione. E la formazione è centrale per lo sviluppo. Un Paese che cresce e progredisce, infatti, necessita di cittadini più consapevoli e responsabili, anche dal punto di vista valoriale. Sul versante scuola, poi, le aziende e il mondo del business devono fare la loro parte. Scuola, università, ricerca e sistema delle imprese devono andare a braccetto, questo, a mio giudizio, deve essere qual- cosa di più di uno slogan".

"Tutti gli indicatori economici purtroppo ci segnalano un peggioramento della situazione da Moodys passando per i dati del Pil, fino alla diminuzione del clima di fiducia delle famiglie. Per non parlare della domanda interna che è desolatamente ferma al palo". Così, in un'intervista a 'Il Messaggero', il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli. "Le riforme annunciate dal governo e i primi provvedimenti -fa notare- erano nella giusta direzione. Il bonus di 80 euro anche se aveva ingiustamente escluso le partite Iva e il lavoro indipendente era un primo passo per dare un po' di fiato alle famiglie stremate da una crisi senza precedenti, ma fino ad oggi questa misura non ha contagiato i consumi".

"Ricordo che i sindacati italiani sono usciti, unici in Europa, dai cda degli enti previdenziali. Non gestiamo la formazione professionale. Cosa naturale negli altri Paesi europei. Siamo una casta al contrario, i 'paria' in Europa". Così, in un'intervista a 'Il Tempo', il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti.

"Taglieremo anche noi -avverte- conteremo su più volontariato e sul tempo libero dei dipendenti".

"L'Italia alla fine del 2011 era in una situazione di emergenza e lo è anche oggi. Nella stessa misura". Così, in un'intervista a 'La Repubblica', l'ex premier Mario Monti. "Nelle discussioni europee una stessa parola -osserva- acquista significati diversi a seconda della nazionalità di chi la pronuncia. In chi ascolta, soprattutto se tedesco o nordico, la parola flessibilità in bocca a un italiano suona spesso come 'tanto poi ci si arrangerà'. So benissimo che non è questa l'intenzione di Renzi, ma siccome abbiamo purtroppo la reputazione di paese nel quale i cittadini hanno con la legge un rapporto, appunto, flessibile, dobbiamo prima far cambiare questa percezione".

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