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L.stabilità: l'economista, bene Tfr in busta per rilancio domanda

04 novembre 2014 | 18.47
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Il commento alla legge di stabilità.

L.stabilità: l'economista, bene Tfr in busta per rilancio domanda

"Il provvedimento sul Tfr in busta paga è un elemento importante della strategia complessiva per un rilancio della domanda aggregata e dei consumi. Certo, non mancano le criticità". Così Stefano Patriarca, economista, consulente sulle materie di politica economica e welfare, e collaboratore de lavoce.info.

"Il trattamento di fine rapporto in busta paga -sottolinea Patriarca- costituisce un importante accompagnamento dal lato della domanda dei provvedimenti presi dal governo sul versante dell’offerta: mercato del lavoro, sgravi di tasse e contributi. Le comprensibili osservazioni che il provvedimento ha ricevuto devono confrontarsi con un dato: condizione necessaria per il dispiegarsi di effetti moltiplicativi anticiclici di una riduzione di tassazione sulle imprese, o di regolazione del mercato del lavoro, è un aumento di domanda aggregata e per consumi che inverta le aspettative e quindi gli investimenti, facendo venire un po’ di sete al famoso cavallo che 'non beve' per quanta acqua gli metti davanti".

Secondo Patriarca, "ha solo parzialmente ragione Matteo Renzi quando dice che le imprese non hanno più alibi per le assunzioni: per assumere le imprese devono anche avere interesse nel farlo". "L'esperienza del flop degli sgravi contributivi del governo Letta -avverte- e della deludente Youth Guarantee dimostra che le agevolazioni non generano 'automaticamente' nuove assunzioni. Elementi di grande importanza dell’intervento sul Tfr -sottolinea l'economista- sono la volontarietà dell’operazione, l’assenza completa di costi per le imprese, il rafforzamento della garanzia dello Stato al credito operato dalle banche".

"Tuttavia, è indubbio -aggiunge- che tale tassazione da un lato potrebbe disincentivare la richiesta di anticipazione, dall’altro solleva una questione di equità, operando un 'aumento' di prelievo fiscale sull’anticipo che graverà anche sulle basse retribuzioni (sia per effetto della riduzione delle detrazioni dovuto al crescere del reddito e sia della presenza delle addizionali regionali e comunali)". Altra criticità, aggiunge l'economista,"è quella della tassazione ordinaria (ma che non incide sugli 80 euro)". "Innanzitutto - precisa - va chiarito che non c’è un aumento di imposta al quale corrisponde un minor reddito disponibile, bensì c’è un reddito immediatamente disponibile gravato da un’imposta più alta di quelle che probabilmente vi sarebbe se il Tfr fosse percepito alla sua scadenza naturale". Per Patriarca, il provvedimento presenta alcune criticità: "Una di queste -spiega- è il fatto che non sembra essere previsto lo schema di accesso al credito per le imprese con più di 50 addetti: queste aziende anticiperanno utilizzando i versamenti che già oggi fanno all’Inps, quindi non ci sono oneri sulle imprese, ma perdita di gettito per lo Stato, comunque compensata dai 2,3 miliardi di entrate aggiuntive. Prevedendo il credito anche per le imprese più di 50 non vi sarebbe stata alcuna perdita di gettito".

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