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L.stabilità: 15 novembre giornata mobilitazione contro tagli a patronati

07 novembre 2014 | 16.10
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Promossa da Ce.Pa., coordinamento di Acli, Inas, Inca e Ital.

L.stabilità: 15 novembre giornata mobilitazione contro tagli a patronati

Non si ferma la protesta dei patronati contro i tagli delle risorse contenuti nella legge di stabilità. E il 15 novembre si svolgerà la giornata nazionale di protesta, con iniziative unitarie in tutte le province italiane e, laddove stabilito, con manifestazioni regionali. Per iniziativa del Ce.Pa. (il coordinamento che raggruppa i principali patronati Acli, Inas, Inca e Ital), infatti, dal 29 ottobre è stata avviata la raccolta delle firme di adesione alla petizione “No ai tagli ai patronati”, a cui hanno già aderito decine di migliaia di cittadine e cittadini.

Si protesta contro "una misura che, se confermata, cancellerà il diritto di ogni persona ad avere l'assistenza previdenziale e socio-assistenziale gratuita garantita da questi istituti", avvertono i patronati.

"Inoltre - aggiungono - il numero di coloro che rischiano di perdere il lavoro si attesta attorno al 70% degli organici complessivi dei vari patronati, ovvero migliaia e migliaia di persone. La protesta, che sta ricevendo anche attestati di solidarietà da parte di parlamentari e di istituzioni, quali Inps e Inail, continuerà finché il governo non si impegnerà a cancellare la norma che prevede una riduzione di 150 milioni di euro del fondo patronati, pari a circa il 35% delle risorse complessive ad esso destinate".

Per questa ragione, la mobilitazione promossa da Acli, Inas, Inca e Ital proseguirà per tutto l'iter parlamentare di approvazione della legge di stabilità. E il 15 novembre, nelle principali piazze, saranno allestiti stand e si terranno incontri pubblici, "con l'intento di sensibilizzare l'opinione pubblica - spiegano - su una questione vitale per il rispetto dei diritti costituzionalmente garantiti".

Acli, Inas, Inca e Ital ribadiscono con forza che "la sottrazione delle risorse al fondo patronati, se approvata così com'è, si tradurrebbe in un'altra tassa occulta ai danni delle persone socialmente più deboli costrette, dietro pagamento, a rivolgersi al mercato selvaggio di sedicenti consulenti, che operano senza alcun controllo e senza regole".

"Infatti, mentre i lavoratori e le lavoratrici dipendenti continueranno a pagare integralmente i contributi previdenziali all'Inps, lo Stato - spiegano - incamererà la quota oggi destinata alla tutela gratuita per destinarla ad altri scopi non precisati. Il governo, quindi, finirà per appropriarsi di soldi che sono dei lavoratori senza specificarne l'utilizzo. Una beffa a cui si aggiunge un danno economico serio, che aggraverà le già precarie condizioni di coloro che pagano con la disoccupazione e la povertà le conseguenze di una crisi gravissima".

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