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Violenza su donne: Servidori, lavoro è primo criterio per combatterla

24 novembre 2014 | 17.08
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La Consigliera nazionale di parità auspica:'Un passo in più dentro ai luoghi di lavoro per la tutela delle lavoratrici'.

Alessandra Servidori - (foto Labitalia)
Alessandra Servidori - (foto Labitalia)

"Il lavoro è il primo criterio da seguire per combattere la violenza sulle donne". Lo dice Alessandra Servidori, consigliera nazionale di parità, a Labitalia in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. "Domani -aggiunge Servidori- al ministero del Lavoro abbiamo invitato i vertici dello stesso ministero, delle associazioni femminili, della Croce Rossa e dei consulenti del lavoro, insieme alle consigliere di parità territoriali, per mettere insieme una vera e propria rete contro la violenza".

Servidori presenterà anche delle proposte, "delle azioni concrete" come lei stessa spiega. "Intanto -aggiunge- noi desideriamo fare un passo in più dentro alle aziende sui luoghi di lavoro per la tutela della salute e della condizione della lavoratrice. E questo si può fare implementando la contrattazione decentrata, sviluppando al massimo gli strumenti messi a disposizione dal Tuir per il welfare aziendale".

"Vogliamo concentrarci in particolar modo -dice la consigliera nazionale- sulle patologie oncologiche: l'azienda può infatti prevedere, usufruendo di vantaggi fiscali, strumenti di prevenzione, conciliazione, di sostegno psicologico e percorsi di reinserimento) o policies basate sulla normativa italiana già esistente (benefici previdenziali, permessi retribuiti, congedi)".

Sempre dal lato salute sul lavoro, evidenzia Servidori, "si possono portare avanti azioni adeguate di prevenzione e contrasto alla violenza delle donne nei luoghi di lavoro, anche in coerenza con tutto l’impianto della intera legge delega e dell’applicazione del Tu 81/2008 sulla salute e sicurezza e benessere attraverso una specifica formazione sulla prevenzione delle discriminazioni".

"Fare azione di prevenzione e contrasto -osserva Servidori- significa determinare effetti positivi non solo per le lavoratrici ma anche per le aziende. In questo senso, è utile sottolineare che la legislazione italiana con il decreto legislativo 5/2010 affida proprio alla contrattazione collettiva un ruolo fondamentale nella definizione di 'codici di condotta, linee guida e buoni prassi'". Insomma, conclude Servidori, "sensibilizzare e contrattare il “benessere organizzativo”, si può e si deve, in particolare nell’ambito della contrattazione di secondo livello".

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