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Lavoro: il sondaggio, flessibilità fa meno paura che in passato

27 novembre 2014 | 13.06
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Ricerca presentata dal presidente dell'Istituto al Forum risorse umane di Milano. I commenti di Adp, InfoJobs e Toffoletto De Luca Tamajo e soci.

Lavoro: il sondaggio, flessibilità fa meno paura che in passato

"Uno dei maggiori cambiamenti che sta interessando il mondo del lavoro, a seguito alla crisi economica, riguarda l’aumento della flessibilità. Un aspetto che tuttavia fa meno paura, soprattutto se guardiamo al passato". E' quanto emerge dal sondaggio realizzato dall’Istituto Piepoli e presentato oggi, a Milano, in occasione del 'Forum delle risorse umane 2014', organizzato da Comunicazione Italiana.

"Il 45% del campione dichiara -rileva il sondaggio- che l’aumento della flessibilità può essere considerato un cambiamento positivo. Di contro, per il 49% è poco o per nulla positivo. In altre parole, per 4 italiani su 10 è un cambiamento positivo. L’opinione pubblica registra un cambiamento interessante se compariamo questi dati con quelli del 2013, quando quelli che consideravano la flessibilità positivamente erano molto di meno, parliamo del 27%".

"Il 65% degli intervistati -continua- sostiene che in tempi di crisi le aziende dovrebbero sempre più utilizzare il merito come criterio di selezione, tuttavia per la maggior parte degli intervistati le aziende selezionano in base al merito poco o per nulla. Al contrario, gli italiani più ottimisti sono meno della metà, solo il 30% infatti pensa che le aziende selezionino in base al merito. Un’opinione in linea con quanto rilevato negli anni precedenti: nel 2013 a pensarla così era il 31%, mentre nel 2012 era il 27%. In definitiva, per 7 italiani su 10 le aziende non selezionano in base al merito".

Secondo il sondaggio, "la reputazione è uno dei fattori più rilevanti per l’opinione pubblica, tanto da influire sulla scelta dei prodotti oltre che nella ricerca di un posto di lavoro". "Per il 66% degli italiani, la reputazione di un’azienda in merito alla gestione delle risorse conta molto o abbastanza nella scelta di un prodotto o di un servizio. Per l’80%, invece, la reputazione aziendale è determinante nella scelta di un posto di lavoro, di fronte all’offerta di più aziende. Nel 2013 a pensarla così era l’85%", prosegue.

Nel determinare la reputazione di un’azienda nella gestione delle risorse umane, continua il sondaggio, "al primo posto c’è la formazione e la capacità di far crescere umanamente e professionalmente le persone: a pensarla così è il 39% degli italiani; segue la creazione di nuovi posti di lavoro, con il 37% dei consensi".

"La possibilità di poter conciliare il lavoro -avverte- con impegni familiari, invece, è determinante solo per il 10% degli intervistati. Nonostante quanto dichiarano gli italiani sulla reputazione aziendale, il 61% degli intervistati pensa che nell'attuale situazione socio-economica le persone non siano al centro dell’attenzione delle aziende".

"La trasformazione digitale del lavoro e le nuove opportunità di smartworking -rileva l'indagine- interessano molto l’opinione pubblica: 5 italiani su 10 valutano positivamente queste nuove forme di lavoro".

"Molti sono convinti -sottolinea- che ormai la fonte principale di un reclutamento per nuove assunzioni sia il web. Molti imprenditori e manager, però, preferiscono vedere di persona il candidato per scegliere con il proprio intuito. Secondo l’85% degli intervistati, il colloquio personale è importante nella scelta dei candidati. Nel 2013 a pensarla così era l’84%, nel 2012 era il 94%".

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