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Barbagallo, dati Istat dimostrano che ricette governo inadeguate

28 novembre 2014 | 15.45
LETTURA: 4 minuti

Il segretario generale della Uil agli 'Incontri Adnkronos' commenta i dati Istat sull'occupazione (video). La posizione del sindacato sulla riforma delle pensioni e la situazione sociale.

ll nuovo segretario della Uil, Carmelo Barbagallo
ll nuovo segretario della Uil, Carmelo Barbagallo

"Le ricette che questo governo sta proponendo non sono adeguate. Il governatore della Banca d'Italia ha sostenuto per tre volte che bisogna fare investimenti pubblici e privati per rilanciare economia e lavoro. Nessuno lo ascolta, e non mi sembra che il governatore sia iscritto a sindacato". Così il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, ospite oggi degli 'Incontri Adnkronos' a Palazzo dell'Informazione, commentando i dati Istat sull'occupazione.

Il leader della Uil è quindi tornato sullo sciopero generale proclamato per il 12 dicembre insieme alla Cgil, ma senza la Cisl. "Io mi auguro che dopo il 12 -ha detto- si riprenda il percorso. Ho fatto di tutto per cercare di fare una discussione unitaria".

"C'è una cosa che sia la Furlan che Renzi -ha spiegato Barbagallo- dicono in questi giorni. E cioè che quando c'era Monti non abbiamo fatto lo sciopero generale: non è vero, abbiamo fatto uno sciopero generale di tre ore, insufficiente, perché la Cgil voleva fare 8 ore, e la Cisl niente e su questo sono coerenti. Fu trovato l'accordo di farne solo tre. Non sono servite granché -ha concluso- e noi siamo perché la Fornero venga modificata drasticamente e questo è un altro motivo di mobilitazione".

Al sindacato non va giù la struttura del jobs act che sta per concludere il suo iter in Parlamento. "Se il premier avesse parlato con noi -ha sottolineato- gli avremmo spiegato che fare una norma che prevede incentivi all'assunzione a tempo indeterminato per tre anni, per poi 'liberare' gli imprenditori dalla possibilità di mantenere in servizio quei giovani che vengono assunti, è a tutti gli effetti fare un contratto non a tutele crescenti ma a tutele calanti".

Il motivo è che le imprese "utilizzeranno le risorse -ha spiegato Barbagallo- e poi licenzieranno i giovani. Invece noi avremmo proposto dei vincoli". "Il presidente del Consiglio ha dichiarato che questo testo è di sinistra -ha poi ribadito il leader della Uil-. E io ho detto: all'inglese. Perché il nome del provvedimento è inglese e in Inghilterra c'è la circolazione a sinistra e la guida a destra".

Per Barbagallo "ci sono ancora molte modifiche da fare su questo testo" del Jobs Act. E "creare condizioni di ulteriore flessibilità in entrata al lavoro -ha avvertito- non serve a niente. Non si fanno posti di lavoro per decreto. Nonostante il premier abbia annunciato 85 mila posti di lavoro in più, oggi siamo a 50 mila in meno".

E Barbagallo non crede nemmeno alla possibilità di un nuovo sistema universalistico degli ammortizzatori sociali previsto dal Jobs act. "Oggi non c'è un euro -ha sottolineato- perché le risorse che sono state portate non bastano nemmeno per affrontare il percorso degli attuali ammortizzatori sociali".

"In questo momento, mentre noi parliamo del futuro -ha sottolineato Barbagallo- ci sono lavoratori in cassa integrazione, ordinaria e in deroga che non ricevono un sussidio e che quindi rischiano di non arrivare non a fine mese ma a fine settimana".

"Io ho cercato di spiegare al ministro del Lavoro che gli ammortizzatori sociali -ha concluso Barbagallo- devono essere legati al territorio. Una cosa è l'ammortizzatore sociale in un'area in cui c'è possibilità della ripresa di sviluppo economico, altra cosa nelle aree meridionali in cui c'è un deserto industriale e del lavoro".

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