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Lavoro: consulenti, contratto a tutele crescenti più conveniente di apprendistato

07 gennaio 2015 | 15.00
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L'analisi nella circolare n. 1/2015 della Fondazione studi.

Lavoro: consulenti, contratto a tutele crescenti più conveniente di apprendistato

Il contratto a tutele crescenti introdotto dal Jobs Act costituisce, per le imprese che devono assumere, una tipologia economicamente più conveniente rispetto all'apprendistato (almeno per le aziende con più di 9 dipendenti). E si intende applicabile anche ai dipendenti pubblici, almeno finché non verrà specificata l'esclusione di questa categoria dal campo di interesse della legge delega 183/14. A precisarlo è la circolare n. 1 del 2015 emessa dalla Fondazione studi dei consulenti del lavoro.

Nella circolare, Rosario De Luca, presidente della Fondazione Studi, ricorda che "siamo al quarto intervento riformatore in poco più di due anni in un settore nel quale più che le regole lavoristiche manca il terreno su cui innestare l'occupazione, che, per essere rilanciata, necessita di affiancare alle buone norme sostanziali e corposi interventi sull'economia".

"E certo non si potrà parlare di nuovi occupati se l'applicazione del contratto a tutele crescenti - che potrebbe risultare economicamente più conveniente di cocopro e lavoro a termine - porterà alla stabilizzazione di queste figure di lavoratori già occupati. Quelli non potranno essere considerati nuovi posti di lavoro, perché non riguarderanno gli attuali disoccupati", precisa.

"Ma va salutato con positività l'accantonamento (definitivo?) della diversificazione tra imprenditori e professionisti, che ha caratterizzato decine e decine di norme penalizzanti per gli studi professionali, perennemente esclusi da benefici e agevolazioni", sottolinea.

"E sul fronte dell'accesso -aggiunge De Luca- non si può non sottacere che sempre il contratto a tutele crescenti è quasi più conveniente del contratto di apprendistato; situazione che può determinare il definitivo accantonamento di quello che per lungo tempo è stato il vero (se non l'unico) strumento in mano ai giovani per entrare nel mondo del lavoro".

"Si delinea cosi -spiega il presidente della Fondazione- un sistema sempre più incentrato sul rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, che va nella direzione opposta non solo delle esigenze di chi l'occupazione la crea; ma anche del volere espresso dall'esecutivo".

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