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Pmi: il temporary manager, bene voucher export ma era meglio selezione

27 gennaio 2015 | 16.14
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Quarta: "In Italia non più di 5-600 temporary manager bravi e motivati".

Pmi: il temporary manager, bene voucher export ma era meglio selezione

"Senz'altro un segnale positivo, anche se la dimensione quantitativa del voucher è alquanto limitata. Mi sembra più nella direzione di dare certamente un segnale 'psicologico' e quindi di dare poco a tanti. Avrei preferito una formula più selettiva che attribuisse voucher molto più alti (es. 50.000 euro) ai pochi che presentino un piano di internazionalizzazione concreto e ragionato". Così Maurizio Quarta, Managing Partner di Temporary Management & Capital Advisors, commenta con Labitalia l'annuncio dato dal viceministro Calenda sui voucher fino a 10 mila euro destinati all'affiancamento delle pmi da parte di un temporary export manager per la ricerca di opportunità sui mercati esteri.

"Il rischio è però -aggiunge Quarta- quello di privilegiare operazioni spot mirate al brevissimo periodo, ponendo in secondo piano strategie di internazionalizzazione più a lungo termine, che è quello che spesso manca alle aziende italiane. Avrei inoltre esteso il discorso non al solo export, ma anche ad altre forme di presenza più diretta sui mercati esteri, ad esempio attribuendo il voucher anche a coloro che utilizzino temporary manager "locali" (quindi stranieri) nei paesi di loro interesse".

Un temporary export manager, spiega Quarta, non fa "nulla di diverso rispetto a un export manager permanente, tranne una forte focalizzazione su obiettivi di breve periodo e/o su progetti specifici legati a determinati paesi".

Ma le aziende interessate dove potranno reperire le figure adeguate? "In questo momento -spiega Quarta- sul mercato del lavoro esistono tante risorse disponibili: il punto delicato è capire chi di questi vuole essere un vero temporary e chi vedrebbe il discorso solo come un modo per rientrare in azienda (con tutti i rischi che conseguirebbero per l'azienda cliente), oltre naturalmente alla qualità della risorsa".

Più in generale, aggiunge l'esperto, "per le pmi il temporary management è lo strumento ideale per portare in casa competenze di alto livello, non altrimenti disponibili, a costi accessibili, con il risultato di accrescere le capacità delle persone già operanti in azienda, che alla fine di un intervento saranno in grado di fare le stesse cose meglio di prima oppure di nuove". "Come mettersi in casa il conduttore di un treno -chiarisce- che, come tale, deve guidarlo rispettando gli scambi e fermandosi alle stazioni, ma che al contempo, con il treno in corsa, deve smontarlo, assemblarne uno nuovo e più performante, insegnando come guidarlo a un conduttore più junior (e meno costoso per l’azienda nel lungo periodo)".

In Italia operano "veri, bravi e motivati", sottolinea Quarta, "non più di 500-600 temporary manager", che si sono formati con una sola formula: "Esperienza, esperienza, esperienza -avverte Quarta- che è poi quello che fondamentalmente alle aziende. Che però, senza la giusta motivazione ad operare come un vero temporary, servirebbe a ben poco".

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