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Imprese: la start up, con shopping on line il pacco si ritira al bar

30 gennaio 2015 | 14.03
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Con Indabox possibilità di ritiro anche dal tabaccaio o al supermercato.

Imprese: la start up, con shopping on line il pacco si ritira al bar

Acquisti on line da ritirare dal tabaccaio, al bar o al supermercato. Questa l'idea alla base da Indabox, la neonata start up torinese fondata da Michele Calvo e Giovanni Riviera e costituita da una rete di bar, tabaccherie e supermercati dove è appunto possibile ricevere i propri acquisti fatti on line.

Indabox, il primo network in Italia che facilita lo shopping on line, ha superato i 1.000 punti di ritiro e fissa l’obiettivo dei 2.000 entro i primi 6 mesi del 2015. A pochi mesi dal lancio, IndaBox raggiunge il traguardo numerico senza dimenticare la qualità: l’80% dei punti di ritiro, infatti, osserva orario continuato per un offrire agli online shopper un'esperienza d'acquisto sempre più comoda e semplice.

"La semplicità è la chiave del nostro successo -conferma Michele Calvo- e finalmente stiamo portando l'Italia nell'Europa digitale. Aziende come la nostra sono una realtà in Europa e la strada è ancora lunga, ma siamo fiduciosi che offrire a tre euro, ovvero il costo di 2 biglietti della metro, la comodità di ritiro possa contribuire a incentivare questo circolo virtuoso. L'Italia è la culla mondiale delle start up fin dal Rinascimento e il 2015 sarà l'anno del rilancio".

Secondo gli studi dell'ultimo E-commerce Forum Netcomm, "sono oltre 20 milioni gli italiani che almeno una volta hanno comprato in rete un bene o un servizio con un aumento del 20% nell'ultimo anno". "Tra i protagonisti di questa scalata, e non poteva essere altrimenti per il Paese che è al terzo posto al mondo per il numero di cellulari pro capite, è lo smartphone -si spiega- che grazie alla sue app rende obsoleto il buon e vecchio computer".

"Se pionieri sono stati gli Stati Uniti -continua- grazie ai quali il giro d'affari del settore ha superato il trilione di dollari nel 2012, anche il vecchio continente non resta a guardare e, complice la crisi, spuntano come funghi metodi alternativi per risparmiare senza rinunciare allo shopping".

L'esempio di Indabox conferma una tendenza globale. "Fra i cugini d'oltralpe, impazza Pickup, un servizio -segnala- con oltre 7.000 punti vendita che punta molto sui piccoli centri urbani dove spesso ritirare un pacco significa perdere ore di lavoro. Tra i Pirenei, l'offerta varia ancora di più con Kiala (usata da aziende come Amazon o Nespresso), Yupick, Punto Pack o Celeritas (Zalando, Percentil).

"Basta quindi un clic e centinaia di portali -continua- offrono l'opportunità di comprare qualunque cosa. Dal capo di abbigliamento all'high tech, passando per alimentazione e cultura. In Spagna i dati parlano di un +100% dell'e-commerce in cinque anni con il 32% degli spagnoli che nell'ultimo hanno ha acquistato comodamente seduti davanti al proprio pc, tablet o smartphone".

"Il giro d'affari nel Regno Unito -ricorda- ha raggiunto quota 74 miliardi di euro, in vetta, seguito dalla Germania (43 miliardi), e dalla Francia (29 miliardi). E l'Italia si piazza nelle retrovie con un volume di 'soli' 14 miliardi di euro ma non c'è da stupirsi".

Secondo l’ultimo indice Netindex.com, "l’Italia è retrocessa dal 70° al 98° posto (su un totale di 198) dei paesi più veloci su Internet e si è fatta superare persino dalla Grecia nel campo della velocità di download; solo la Croazia fa meno bene; appena davanti all’Italia il Kenya". "A conferma di ciò -conclude- i dati del Censis secondo cui in Italia il tasso di utilizzo effettivo di internet resta limitato al 58%, contro una media europea del 75% e all’82% della Francia".

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