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Professioni: con crisi meno spese per salute Fido, fatturato veterinari -20%

02 febbraio 2015 | 16.17
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Penocchio (pres. Fnovi): "Occorre esenzione o riduzione Iva al 10%".

Professioni: con crisi meno spese per salute Fido, fatturato veterinari -20%

Sono oltre 31.000, di cui circa 23.500 attivi. Curano con competenza e professionalità i nostri amici a quattrozampe e non solo. Sono sempre presenti laddove igiene e salute animale sono richieste e necessarie anche per il benessere di noi umani. Sono i veterinari, una professione spesso scelta fin da piccolo da chi ama gli animali, ma che risente anch'essa della crisi economica. La Fnovi, la Federazione nazionale degli ordini veterinari italiani, non dispone di un dato certo, ma il suo presidente, Gaetano Penocchio, spiega a Labitalia che "il calo di fatturato è stimabile nell’ordine del 20% con variabilità significative rispetto alla organizzazione delle strutture veterinarie private e alla loro localizzazione geografica".

Con la crisi, certo, si risparmia anche sulla cure di Fido, ma non è solo questo all'origine dell'abbassamento di attività degli studi veterinari. "L'elevato numero di medici veterinari italiani -spiega ancora Penocchio- rappresenta un sesto del numero dei medici veterinari europei. E nel nostro Paese esistono 13 corsi di laurea in medicina veterinaria attivati in altrettanti Atenei". E poi c'è un fisco che non è certo friendly: "E’ paradossale: beni come i francobolli da collezione e i mazzi di rose godono di un regime Iva agevolato al 10%, e la salute dei nostri animali (che è al 22%) no", rimarca Penocchio.

"Tutti i settori -aggiunge il presidente della Fnovi- lamentano criticità: dalla clinica degli animali da compagnia a quella degli animali da reddito. La Federazione ha recentemente gestito uno studio finalizzato alla rilevazione di nuovi ambiti di attività".

La presenza dei veterinari è fondamentale anche nel settore pubblico. "Il medico veterinario del Servizio sanitario nazionale -aggiunge Penocchio- gestisce le attività di prevenzione e controllo nel campo della sanità degli animali, dell’igiene degli alimenti di origine animale e dell’igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche".

Non solo. "Congiuntamente alla rete degli Istituti zooprofilattici presidia i le attività produttive primarie e di trasformazione ai fini della valutazione del rischio sanitario", spiega il presidente della Fnovi, che poi sottolinea anche i problemi di organico. "Il blocco delle assunzioni conseguente ai provvedimenti per contrastare la crisi -dice- ha ridotto gli organici rendendo in qualche caso difficile erogare le attività previste dai livelli essenziali di assistenza".

Per far riprendere il settore, la Fnovi ha molte proposte e, in particolare, avanza una richiesta al governo in materia fiscale. "Attualmente -spiega Penocchio- la disciplina tributaria in Italia penalizza la cura e la salute degli animali prevedendo una aliquota Iva massima al 22% sulle prestazioni medico veterinarie e una detrazione minima sulle spese sostenute con un importo massimo recuperabile pari a 49,06 euro. Così non si tiene conto della valenza e dell’importanza delle prestazioni medico veterinarie in termini di prevenzione per la sanità animale e salute pubblica, e dei minori oneri economici che una efficace attività di prevenzione delle zoonosi ha sul Ssn".

"E’ importante ricordare -prosegue Penocchio- che le prestazioni medico veterinarie devono essere considerate un servizio e non un bene poiché i medici veterinari tutelano la salute pubblica dedicando il proprio impegno alla protezione dell’uomo dai pericoli derivanti dalle malattie degli animali e dal consumo degli alimenti di origine animale. Non si spiega, dunque, perché le spese medico veterinarie non possano essere assoggettate a un’aliquota Iva ridotta come per altro è previsto per i medicinali".

"E’ paradossale -rimarca Penocchio- che beni come i francobolli da collezione e i mazzi di rose godano di un regime Iva agevolato (10%) e la salute dei nostri animali (22%) no".

"Il governo -conclude- si faccia promotore delle richieste della professione, ovvero dell’esenzione Iva o riduzione al 10%, ricordando che alcune prestazioni come la microchippatura, se effettuate dal Ssn, sono esenti Iva, ed elimini la franchigia minima e massima dalla detraibilità delle spese medico veterinarie".

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