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Libia: Napoleoni, decapitazione copti non è di Isis ma di 'aggregati'

16 febbraio 2015 | 14.03
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Intervista all'esperta di terrorismo: "Gli uomini dell'Isis non avrebbero mai citato Bin Laden'.

Loretta Napoleoni
Loretta Napoleoni

"Il video della decapitazione di 21 egiziani cristiani copti rapiti in Libia non è realizzato proprio dall'Isis ma da fazioni libiche o di altra provenienza che si sono aggregate all'Isis 'tradizionale', che ormai è diventato un marchio". Lo dice a Labitalia Loretta Napoleoni, economista ed esperta dei sistemi finanziari ed economici attraverso cui il terrorismo finanzia le proprie reti organizzative.

Napoleoni spiega che "nel video il terrorista che parla, inneggia ad Osama Bin Laden, definendolo 'sceicco' come massimo rispetto, e questo un appartenente all'Isis di Al Baghdadi non l'avrebbe mai fatto: l'Isis non ha, infatti, alcun rapporto con Al Qaeda con cui anzi è in contrasto".

Napoleoni sottolinea anche che "gli uomini vestiti di nero sono altissimi, cosa non frequente tra i libici e questo potrebbe anche indicare una provenienza dall'Africa subnilotica". Insomma, dice l'esperta, quanto mostrato dal video con la decapitazione degli egiziani "è la dimostrazione che ormai l'Isis è un fenomeno che si può spargere a macchia d'olio ovunque, come anche hanno dimostrato i fatti di Parigi e Copenaghen".

Un ulteriore segnale del fatto che il video sarebbe 'estraneo' all'Isis è la dichiarazione fatta dal terrorista 'Siamo a Sud di Roma'. "Questa è un'affermazione che può essere significativa e interessante per i libici, non certo per Al Baghdadi", osserva.

Gli occidentali non possono dire 'si stava meglio con Gheddafi', soprattutto perché la destabilizzazione che c'è in Libia è stata causata dal fatto che le forze occidentali sono intervenute, hanno rimosso e ucciso Gheddafi e poi se ne sono andate. Da quel momento, la Libia è precipitata in una guerra settaria tra tribu'", dice Loretta Napoleoni, aggiungendo: "Questo dimostra che l'intervento militare funziona solo se si consolida, non se è mordi e fuggi". Non è che prima dell'arrivo dell'Isis, dice Napoleoni, la Libia fosse stabilizzata. "E' più di un anno -spiega l'economista- che il commercio internazionale della Libia è fermo, e ci sono difficoltà ad arrivare e partire dai porti. Ora è arrivato l'Isis e attira anche qualche fazione locale che si aggrega perché si tratta di una regione tribale dove tutto è degenerato e tutto è perturbato". "Quando c'era Gheddafi -osserva Napoleoni- c'era una stabilità dittatoriale, e gli occidentali non possono dire 'era meglio Gheddafi' e non possono pensare che la democrazia si esporta come la Coca Cola".

"Per scongiurare la minaccia Isis c'è bisogno di una diplomazia assolutamente diversa da quella che abbiamo oggi, una diplomazia che segua il modello battuto nel XIX secolo, quando le fonti trattavano nell'ombra e in segreto, e soprattutto lontano dai media. Invece, bombardare non serve a niente", sostiene Napoleoni. Questo tipo di diplomazia "dovrebbe innanzitutto appurare cosa vogliono gli uomini del Califfato, perchè un conto è se questi vogliono arrivare a Roma e un conto è se vogliono avere il controllo di un pezzo di territorio e basta", dice l'esperta.

"Certo è che la politica estera europea non si può basare solo sui video, ossia sull'aspetto mediatico", sottolinea Napoleoni aggiungendo che in questo momento "la diplomazia europea è molto povera, non ha risorse e anche l'Italia ora è senza relazioni col Medio Oriente". "Quando c'era Andreotti -ricorda Napoleoni- l'Italia aveva il ruolo di ponte con il Medio Oriente e relazioni consolidate con quei Paesi. Dopo la caduta del muro di Berlino, invece, abbiamo delegato i rapporti con il Medio Oriente agli Stati Uniti".

Ma se l'Europa è debole e l'Italia ha perso la sua rete di relazioni, quali Paesi potrebbero svolgere questo ruolo di mediatori? "Di certo, non Egitto e Giordania. Forse un ponte verso l'Isis potrebbe essere la Turchia, ma bisogna vedere se la Turchia si fida dell'Europa", conclude.

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