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Imprese: Arcuri, con contratto sviluppo politica industriale come altri paesi

24 febbraio 2015 | 17.24
LETTURA: 3 minuti

L'ad di Invitalia commenta la nuova edizione dello strumento agevolativo per incentivare gli investimenti industriali di grandi dimensioni da parte di imprese italiane ed estere (video).

Domenico Arcuri, ad Invitalia
Domenico Arcuri, ad Invitalia

"Il contratto di sviluppo è la misura principale che il governo mette in campo per sostenere la crescita del sistema produttivo e quindi per fare politica industriale. Questo strumento non è dissimile a quello che altri governi di altri paesi europei mettono in campo". Lo afferma a Labitalia Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia, parlando della nuova edizione dello strumento agevolativo per incentivare gli investimenti industriali di grandi dimensioni da parte di imprese italiane ed estere, promosso dal ministero dello Sviluppo economico e gestito da Invitalia.

"E' un segno di speranza e di soddisfazione, perché vuol dire - sostiene -che anche l'Italia ricomincia ad avere cura delle sue imprese, a disegnare tracciati di politica industriale come gli altri paesi, anche grazie a questi strumenti, fanno da molto tempo. E i risultati in termini di Pil si comprendono, basta guardarli".

"Il contratto di sviluppo ha finanziato nell'ultimo anno e mezzo - ricorda l'ad dell'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa - 1 miliardo e 800 milioni di nuovi investimenti, prevalentemente nelle regioni del Sud, attraverso finanziamenti a fondo perduto o a tasso agevolato che noi abbiamo erogato o erogheremo per circa 900 milioni".

"Abbiamo finanziato - prosegue Arcuri - 48 programmi di sviluppo, il 43% dei quali promosso e realizzato da imprese estere. A dimostrazione che quando lo Stato o le aziende pubbliche funzionano, anche l'attrazione degli investimenti, anche nel Mezzogiorno, anche in Italia, è possibile".

E il contratto di sviluppo riparte con nuove regole: le modalità e i criteri per la concessione delle agevolazioni sono stati, infatti, ridefiniti dal decreto del ministro dello Sviluppo economico del 9 dicembre 2014, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 29 gennaio 2015.

Il decreto aggiorna il contratto di sviluppo per adeguarlo alla nuova normativa europea che accompagnerà la programmazione comunitaria fino al 2020 (regolamento generale di esenzione Reg Ue n. 651/2014).

"Ricominciamo con qualche novità - spiega l'ad di Invitalia - che semplifica ulteriormente il rapporto tra noi e i proponenti e chiarisce meglio il concetto di rete di imprese che possono accedere al contratto come nel passato era".

"Può esserci un'impresa capofila - chiarisce - che si mette intorno una rete di fornitori con la quale concorre a migliorare non solo il suo processo produttivo ma anche quello di filiera e ottiene un solo contratto di sviluppo per tutti".

"Continueremo a operare su tutto il territorio nazionale sempre con un occhio privilegiato per le regioni meridionali. E abbiamo già contatti con altre importanti imprese che vi accedono, molte delle quali non italiane", conclude Arcuri.

(VIDEO)

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