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8 marzo: la ricerca, lavoro senza discriminazione per pazienti oncologiche

26 febbraio 2015 | 16.01
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Whw International Lab, irrinunciabile necessità per donna e società.

8 marzo: la ricerca, lavoro senza discriminazione per pazienti oncologiche

"Poter raggiungere gli obiettivi lavorativi, senza sentirsi discriminata a causa di una patologia, è un’irrinunciabile necessità per la donna e per la nostra società". Questo il punto di partenza della ricerca, incentrata su norme, tutele e reinserimento nella vita lavorativa delle pazienti oncologiche, realizzata da International Lab for Women’s Health in the Workplace (Whw International Lab) e presentata oggi alla Luiss di Roma.

E proprio dalla cooperazione tra area Pa, sanità & non profit della Luiss business school, associazione Susan Komen per la lotta ai tumori al seno, dipartimento per la Tutela della salute della donna dell’università Cattolica del Sacro Cuore e Valore D, prima associazione italiana di imprese che promuove la diversità, il talento e la leadership femminile per la crescita delle aziende e del Paese, è nato Whw International Lab.

Il laboratorio si propone "di sviluppare programmi di ricerca e formazione, percorsi di sensibilizzazione e divulgazione finalizzati a rafforzare l’azione di contrasto alle disparità di genere nel diritto alla salute". "Altro obiettivo - si spiega - è favorire la piena partecipazione delle donne alla vita sociale ed economica del Paese e a formulare proposte concrete per un cambiamento culturale che riduca disuguaglianze e ritardi nell’accesso alle cure e agevoli la piena realizzazione personale e professionale delle donne".

E proprio attraverso l’indagine su un panel di aziende e pazienti e grazie a un confronto con i sistemi normativi internazionali la ricerca, presentata oggi, restituisce l’immagine di un Paese che si pone come possibile benchmark internazionale. Infatti, dall’analisi comparativa delle normative di paesi europei assimilabili all’Italia per dimensioni e popolazioni e quella italiana emerge in primo luogo che "le norme esistenti riguardano in generale lavoratori affetti da malattie comuni (fatta salva la maggior pervasività delle malattie) o, più in generale, quello di lavoratori con disabilità; in secondo luogo, il sistema delle tutele per i lavoratori in Italia emerge come tra i maggiormente avanzati".

Similmente, grazie ai risultati della survey somministrata alle pazienti, la ricerca propone una panoramica sulle esperienze delle lavoratrici che evidenziano alcune problematiche legate tra le quali spiccano quelle legate alla gestione degli aspetti psicologici della malattia da parte dei datori di lavoro. Dalle risposte delle aziende associate a Valore D, coinvolte nella ricerca, si evince anche che due terzi delle aziende che hanno partecipato alla ricerca hanno attivato un livello medio-alto di tutela e adottano strumenti di prevenzione e sono interessate a migliorare ulteriormente.

Più dell'80% delle aziende sono flessibili nella conciliazione dei tempi dei luoghi di lavoro rispetto alle esigenze di cura e 3 su 4 offrono servizi di sostegno psicologico. Il 42% delle aziende adotta pratiche di reinserimento nel lavoro delle donne pazienti oncologiche. Inoltre, non si rileva nessuna pratica il demansionamento dei dipendenti (pratica purtroppo che sembra invece essere ancora presente in alcune realtà del paese).

La ricerca suggerisce, d’altro canto, anche "alcune aree di intervento per un continuo miglioramento in merito alla tutela della salute della donna sul lavoro: in primis, corsi sulle tutele legali, che non sono sempre adeguatamente conosciute, e sugli aspetti scientifici e psicologici legati alle patologie oncologiche".

Oltre a "corsi di formazione per dirigenti, che riguardino anche la gestione delle dinamiche di gruppo e il cosiddetto team building per creare un adeguato clima di solidarietà e condivisione nell’affrontare la patologia; scambio di esperienze e best practices internazionali, qualora esistenti sono quasi completamente ignorate e potrebbero invece rappresentare un utile momento di confronto e apprendimento".

La ricerca, attraverso l’analisi dei dati raccolti, ha consentito "l’elaborazione di un 'indice di tutela', un indicatore in grado di attribuire un punteggio alle pratiche di prevenzione, assistenza e politiche di rientro messe in atto dalle aziende campione, che potrebbe essere utilizzato allargando il campione delle imprese come parametro per la misurazione della tutela offerta dalle imprese nel nostro paese".

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