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8 marzo: Bellanova, non sia celebrazione retorica, serve di più

02 marzo 2015 | 14.19
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Intervista di Labitalia alla sottosegretaria al Lavoro, alla consigliera del premier per le pari opportunità e alla consigliera di parità. La campagna dell'Anmil. L'evento della Uiltec. Le indagini su discriminazioni e salute, donne manager e donne ai vertici aziendali. Dal mondo delle professioni il messaggio della presidente del Cup e i dati di ingegneri e architetti. L'iniziativa della Bnl.

8 marzo: Bellanova, non sia celebrazione retorica, serve di più

"Ho avuto la tentazione, negli anni scorsi, di pensare che l’8 marzo fosse divenuto una data retorica. Tutto questo profluvio di mimose, di uomini che ti danno gli auguri, di uffici pubblici che si fermano per un attimo e ti festeggiano! Poi, mi sono detta che invece il punto era proprio questo: per me, per il mio lavoro parlamentare e, oggi, per le domande cui mi sforzo di dare, quotidianamente, una risposta credibile nel mio impegno al governo: impedire all’8 marzo di divenire una celebrazione retorica". Così Teresa Bellanova, sottosegretaria al Lavoro e alle Politiche sociali, commenta con Labitalia il significato della Festa della donna.

"Se si può morire cento come due anni fa in una fabbrica che brucia, sia pure a diverse latitudini, se per una donna accettare un lavoro significa, ancora oggi, dover scegliere tra la sua aspirazione professionale e il suo desiderio di maternità e se, è cronaca di questi giorni, un intero consiglio regionale decide di dare uno schiaffo alla parità di genere in fase di approvazione della legge elettorale, allora tutto questo - avverte - ci chiede un di più che dobbiamo essere nelle condizione di produrre".

"Più di una volta, in questi anni, ho letto e ascoltato - afferma - analisi anche dotte spiegarci che nei momenti di crisi il lavoro femminile paga un doppio dazio. E che, nei momenti di crisi, la forbice della disoccupazione e della inoccupazione è quasi scontato si allarghi a sfavore delle donne. Bisogna avere il coraggio di invertire il paradigma, per una volta tanto, e dirci francamente che l’assenza delle donne dal mercato del lavoro, soprattutto nel nostro paese, non è l’esito della crisi ma è una delle sue ragioni".

"Aver chiesto sostanzialmente alle donne di ritornare a un lavoro di cura producendo quel welfare che il paese non era in grado di garantire (e che invece in altri luoghi di Europa è una delle priorità acquisite), o di ‘accontentarsi’ di un lavoro in nero, ha significato contemporaneamente - sottolinea la sottosegretaria al Lavoro - un mercato del lavoro bloccato, privo di saperi e qualità non solo preziosi ma direi strategici soprattutto in tempo di crisi".

"Perché la qualità della vita delle donne - spiega Teresa Bellanova - è il metro di misura della buona salute di un Paese. Perché dove le donne sono tutelate, partecipano al mercato del lavoro e, in maniera sana e qualificata, sono garantite nella loro libertà di scelta, dove le città sono sostenibili e gli orari e i servizi a misura di donna, dove le donne entrano a pieno titolo, con tutta la forza del loro valore e delle loro competenze, nel governo delle cose, lì tutta la comunità cambia radicalmente la sua qualità e la sua dinamica più intima".

"Ecco, allora, che l’8 marzo smette di essere una data retorica", ribadisce la sottosegretaria al Lavoro.

"Io lo voglio festeggiare - sostiene - insieme a tutte le donne che si sentono più forti, insieme a quelle migliaia di madri lavoratrici che in questi ultimi mesi hanno richiesto i voucher per servizi di baby sitting o per spese dedicate alla cura dell’infanzia finalmente utilizzando una legge dello stato finora quasi sconosciuta, a tutte quelle donne e madri che da oggi sono più tutelate nel loro essere donne lavoratrici e madri indifferentemente se dipendenti, autonome o libere professioniste".

"Naturalmente non basta, naturalmente non è sufficiente. Ma è la materia del lavoro quotidiano, che significa anche trovare il modo quando invece qualcuno ti dice che la soluzione non c’è. E questo, lo sappiamo da sempre, è un sapere delle donne", conclude Teresa Bellanova .

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