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Lazio: Federlazio, per pmi è ancora crisi, rallenta anche l'export

06 marzo 2015 | 17.59
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Le stime dell'organizzazione di categoria.

Lazio: Federlazio, per pmi è ancora crisi, rallenta anche l'export

E' ancora crisi per piccole e medie imprese del Lazio. E rallenta anche l'export. E' quanto dice Federlazio, che ha realizzato la consueta indagine congiunturale sullo stato di salute delle pmi della Regione, effettuata su un campione di 350 imprese associate. Lo studio ha riguardato il semestre luglio-dicembre 2014. L'indagine è stata presentata oggi, presso la sede dell'associazione, dal presidente della Federlazio, Silvio Rossignoli. All'incontro è intervenuto, tra gli altri, l'assessore allo Sviluppo Economico e Attività produttive della Regione Lazio, Guido Fabiani.

Secondo Federlazio, se nell’indagine congiunturale relativa alla prima parte del 2014, presentata lo scorso settembre, i cambiamenti di segno allora rilevati si mostravano ancora troppo precari per poter immaginare una iniziale fuoriuscita dalla crisi, ora si può comprendere meglio che c’erano buoni motivi per affermarlo.

Quanto emerge dalla nostra rilevazione attuale, relativa alla seconda parte del 2014, sembra infatti lasciare nuovamente lo spazio a uno stato d’animo attraversato da non poche venature di sconforto. Quello stato d’animo che l’indagine dello scorso semestre aveva dato solo l’illusione di aver intaccato.

Nel corso del secondo semestre 2014, il saldo di opinioni sull’andamento degli ordinativi ricevuti dal mercato nazionale è un po’ più negativo rispetto al precedente semestre (da -24 a -27). Peggiorano anche gli ordinativi dall’estero: il saldo di opinioni dal mercato extra Ue passa da +17 a +4, mentre quello dall’Ue peggiora addirittura di 20 punti (da +27 a +7).

Per quanto riguarda il fatturato, nel II semestre 2014 il saldo di opinioni registrato sul mercato domestico, sempre negativo, peggiora di 10 punti passando da -24 a -34. Stesso andamento per l’estero: il saldo di opinioni dal mercato Ue passa da +24 a +1, mentre quello dal mercato extra Ue passa da positivo a negativo (da +23 a -1). In calo anche la produzione: da -19 a -22.

Alla richiesta di indicare la presenza o meno di investimenti, il 27,3% delle imprese ha dichiarato di averne effettuati nel II semestre 2014, percentuale in diminuzione rispetto al semestre precedente (29,8%). Sul fronte dell’occupazione, nel II semestre la percentuale di imprese che l’hanno aumentata si contrae passando dal 12,4% al 10,4%. Si riduce anche la percentuale delle imprese che ha dichiarato di aver ridotto gli organici (dal 18,2% al 17,4%). Ne consegue che il saldo di opinioni sull’occupazione, negativo, peggiora lievemente (di un punto) passando da -6 a -7.

L’indagine Federlazio ha rilevato anche le previsioni a breve sui prossimi sei mesi dalle quali emerge che, per quanto concerne gli ordinativi, il saldo peggiora di 5 punti (da -2 a -7). Situazione analoga per le previsioni sugli ordinativi sia dal mercato Ue (da +21 a +8), sia da quello extra Ue (da +12 a +4).

Riguardo alle previsioni sull’occupazione per il I semestre 2015, il saldo atteso migliora di 9 punti passando da -17 a -8. Aumenta anche la percentuale di imprese che ha manifestato l’intenzione di fare investimenti nella prima parte del 2015, ora pari al 29,9% rispetto al precedente 24,2%.

Tra le principali problematiche segnalate dagli imprenditori, al primo posto abbiamo la 'insufficienza della domanda' con il 32,3% dei casi (era il 27,89%). Passa invece in secondo piano il 'ritardo dei pagamenti da parte dei privati' (dal 28,7% al 24,4%). Segue il 'ritardo dei pagamenti della Pa' con percentuale inalterata rispetto allo scorso semestre (15,2%), mentre è in lieve attenuazione 'l’impossibilità a partecipare agli appalti' (da 7,6% a 7,4%). La 'mancata concessione del credito bancario' è indicata ora dal 5,1% degli intervistati (era il 7,6%).

Riguardo invece a un giudizio su come stia evolvendo la crisi, dalle risposte continua a prevalere un complessivo pessimismo delle imprese, nonostante si registri una lievissima attenuazione. In particolare, se la percentuale delle imprese che hanno dichiarato che 'al momento non si intravede alcuna via di uscita' è in crescita (dal 55,6% al 58,2%), la percentuale di coloro che hanno affermato che 'il peggio deve ancora venire' scende dal 9,7% di sei mesi fa al 6,8% di oggi. In timido aumento la percentuale di imprese tendenzialmente più ottimiste per le quali 'si incomincia a intravedere una luce in fondo al tunnel' (dal 34,6% al 35,0%).

Le imprese che ritengono di correre seri rischi di chiusura entro i prossimi sei mesi diminuiscono rispetto al semestre scorso (14,7% contro 16,3%), parimenti quelle che hanno risposto negativamente sono passate dall’83,7% alll’85,3%. Riguardo quali azioni le imprese intendano porre in essere al proprio interno per contrastare la crisi, al primo posto le imprese anche questo semestre hanno indicato il 'taglio dei costi di gestione', percentuale in aumento dal 23,8% al 25,6%, mentre si attenua quella relativa alla 'creazione di nuovi prodotti e servizi' (dal 20,8 al 19,8%).

In crescita il 'miglioramento della qualità del prodotto/servizio' (da 14,6 a 16,9%), mentre si attenua l’importanza attribuita alle attività 'rivolte sui mercati oltre confine' (da 13,5% a 11,2%). La percentuale di imprese che ha indicato 'riduzione del personale' scende dall’8,8% al 7,9%.

Alla domanda su cosa renda la loro attività meno competitiva qui in Italia rispetto a quella dei propri concorrenti, le imprese anche questo semestre hanno indicato al primo posto la 'pressione fiscale' (da 27,6 a 31,6%), seguita dal 'costo del lavoro' (da 23,8 a 23,7%) e dalla 'complessità normativa e burocratica' (dal 19,3 a 18,2%).

Infine, alle imprese del campione è stato chiesto di indicare quale azione il governo regionale dovrebbe mettere al primo posto per uscire dalla crisi. Anche per questo semestre al primo posto viene indicata nettamente la 'riduzione delle tasse su impresa e lavoro' con il 72% e in aumento rispetto al precedente 64%.

Di conseguenza, le altre azioni hanno percentuali quasi irrilevanti e peraltro in diminuzione (eliminare sprechi P.a.: 5,1%; agevolare credito: 5,1%; semplificare burocrazia P.a.: 5,1%; combattere evasione fiscale: 4,2%; ecc.).

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