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Prato: dai vestiti ai campi, ora i cinesi conquistano l'agricoltura

27 marzo 2015 | 16.20
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Coldiretti Prato, possono pagare prezzi affitti altissimi e usano solo sementi Made in China

Prato: dai vestiti ai campi, ora i cinesi conquistano l'agricoltura

Non solo vestiti e borsette. A Prato i cinesi sono partiti alla conquista degli orti e dei campi con sementi rigorosamente Made in China. Alla ricca porzione di Pil provinciale prodotto dalla comunità cinese (705 milioni di euro all'anno, cioè l'11% del totale, secondo la ricerca Irpet presentata proprio oggi a Prato), va quindi ora aggiunto il valore dei prodotti della terra.

La Coldiretti Prato, però, denuncia lati non propriamente luminosi delle attività dei cinesi in agricoltura. "Per un ettaro -dicono all'associazione degli agricoltori- i cinesi pagano anche mille euro l’anno. Gestiscono ormai il 25% dei terreni agricoli in provincia di Prato, dormono nelle roulotte, in serre e baracche di nylon trasformate in veri e propri 'rifugi'".

“L’espansione di questa popolazione - ha detto Claudio Lombardi, segretario di zona di Coldiretti- è resa possibile soprattutto perché gli affitti sono in rapporto da 1 a 10 con quello che può corrispondere un pratese o un italiano al proprietario del terreno. Loro, i cinesi, possono arrivare anche a pagare 1.200 euro ad ettaro all’anno. C’è anche chi è stato battuto dalla concorrenza dei cinesi che avevano offerto di più".

Tra gli aspetti poco chiari, la Coldiretti Prato segnala che le "piante e le sementi provengono dalla Cina - racconta ancora Lombardi - e arrivano in maniera del tutto irregolare”. Sicuramente la forte espansione dell’agricoltura Made in China a Prato si è sviluppata per soddisfare le richieste dei molti connazionali, ma sta togliendo, denuncia Coldiretti Prato, "posizioni di mercato agli agricoltori pratesi” per non parlare dei problemi ambientali, come il cattivo smaltimento della plastica che viene spesso bruciata.

“La presenza degli stranieri in agricoltura -aggiunge Coldiretti- è un fattore importantissimo: dal 2006 ad oggi gli imprenditori agricoli comunitari ed extracomunitari sono il 15,1% in più contribuendo in maniera determinante a un settore strategico per la nostra economia, ma devono rispettare le stesse regole degli italiani e soprattutto garantire la tracciabilità delle semente e delle piante e dei prodotti che propongono anche se questi vengono consumati dai loro connazionali”.

Di certo, però, il contributo fornito dalla comunità cinese al pratese e a tutta la Toscana è molto elevato, come testimonia la nuova ricerca Irpet, presentata oggi a palazzo Buonamici, dal titolo 'Relazioni locali e transnazionali delle imprese cinesi di Prato e loro contributo all'economia della Provincia'.

Il contributo al Pil provinciale dato dai cinesi ammonta a 705 milioni di euro, cioè l'11% del totale, mentre gli investimenti valgono l'8%, le esportazioni incidono per il 33% e i consumi delle famiglie cinesi raggiungono i 172 milioni di euro, il 5% di quelli totali. Insomma, spiega l'Irpet, se non vi fosse la comunità cinese il Pil della provincia sarebbe più basso del 22%.

Il rapporto si basa su stime elaborate dallo stesso Irpet sulla base di dati Istat, della Camera di commercio di Prato, Regione Toscana, Comune di Prato e altri contributi che si riferiscono prevalentemente agli anni fra 2010 e 2012. La ricerca è stata presentata con la partecipazione dell'assessore regionale al Lavoro, Gianfranco Simoncini, e del presidente della Provincia di Prato, Matteo Biffoni.

“Il rapporto ci racconta un pezzo di storia e lancia la sfida su quale futuro vogliamo costruire per il distretto pratese. Il nostro compito sarà di essere duri con chi non rispetta le regole, perché la legalità è la priorità assoluta del percorso di integrazione, ma anche quello di essere al fianco di chi progetta, condivide, integra e si assume la responsabilità del percorso di emersione”, ha detto il presidente della Provincia, Matteo Biffoni.

“Prato - ha sottolineato Simoncini - è un motore dell'economia toscana, lo ha dimostrato con la capacità di reazione alla crisi che l'ha colpita. In questo distretto le imprese cinesi sono una leva importante per lo sviluppo della penetrazione del made in Italy nell'economia globale e in quell'enorme mercato che è la Cina. L'integrazione è una scommessa da vincere per fare sistema e reggere la competizione internazionale”.

“L'integrazione - ha aggiunto il Console generale della Repubblica Popolare Cinese in Firenze, Wang Fuguo - è un processo graduale che richiede tempo e pazienza, ma la strada della legalità è imprescindibile. In questi anni abbiamo fatto un buon lavoro con la Cna e sosteniamo senza riserve il Progetto Prato per la sua concezione innovativa che mette l'integrazione al centro di uno sviluppo positivo per tutti”.

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