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Jobs Act: Castro (Quanta), accelera modernizzazione

19 giugno 2015 | 11.38
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'Ma limiti a lavoro in somministrazione sono irragionevoli'

Maurizio Castro
Maurizio Castro

"Il Jobs Act rappresenta un robusto colpo di acceleratore nel processo di modernizzazione del nostro mercato del lavoro e di omologazione dei suoi assetti agli standard europei". Così Maurizio Castro, dallo scorso aprile presidente del Gruppo Quanta, commenta con Labitala l'approvazione degli ultimi decreti attuativi, e il quadro di riforma del mercato del lavoro voluto dal governo Renzi, che si va completando.

Il Jobs Act, aggiunge Castro, che è stato senatore e componente della commissione Lavoro, "disintermedia in modo persino brusco le relazioni collettive di lavoro e sbiadisce il ruolo della rappresentanza sociale, risolve in prospettiva l'antico problema dell'impraticabilità dei licenziamenti individuali; scioglie grumi gestionali come quello degli inquadramenti pietrificati; razionalizza l'impianto del lavoro autonomo". "Mancano solo un intervento coraggioso di ampliamento e fluidificazione degli orari di lavoro -avverte- e un consolidamento delle misure di riduzione del costo del lavoro".

Ma nelle nuove norme ci sono anche punti deboli. "I limiti quantitativi imposti alla somministrazione a tempo indeterminato -spiega Castro- sono irragionevoli e rappresentano un'anomalia pericolosa e contaminante nell'impianto generale della riforma. Ci saremmo francamente attesi dal governo il rafforzamento di un istituto propulsivo dell'occupazione di qualità quale lo staff leasing, che invece vediamo sfregiato come se nel testo della riforma fosse comparsa un'interpolazione vendicativa di gusto reazionario".

Il decreto legislativo sui contratti prevede anche la cancellazione progressiva delle co.pro e degli associati in partecipazione. Misure che lasciano Castro alquanto perplesso. "In verità, alcune misure come la cancellazione del contratto a progetto (ma non delle collaborazioni coordinate e continuative) e del job sharing o la desertificazione dell'associazione in partecipazione -dice- sembrano solo un ossequio conformista alla mitografia della riduzione delle tipologie contrattuali. La centralità del riformato contratto a tempo indeterminato viene invece valorizzata e accentuata se accompagnata da una corona di forme contrattuali a vocazione specialistica".

Qualcosa si muove sul fronte dell'occupazione nei primi tre mesi dell'anno, dice l'Istat. Ma, per Castro, non è detto che sia un effetto automatico del Jobs Act, che, "al di là del suo nome dal sapore obamiano, non è un intervento di politica industriale, ma è una forte riforma del quadro regolatorio in materia di lavoro".

Pertanto, dice l'esperto, "il Jobs Act non crea direttamente occupazione, ma genera un contesto favorevole alla generazione di positivi e stabili risultati occupazionali laddove il sistema economico nazionale si avvii a una fase di rilancio".

"Diciamo che, lungi dall'inibirla o diluirla, il Jobs Act accelera e intensifica la ripresa", aggiunge Castro.

"Le politiche del lavoro del governo Renzi mutano di segno rispetto alle stagioni precedenti, procedendo verso la contrazione degli spazi dell'autonomia contrattuale delle parti in materia di relazioni industriali e verso una nitida ri-centralizzazione, o de-federalizzazione che dir si voglia, delle decisioni e dei processi amministrativi in materia di governo dei flussi occupazionali", spiega il presidente di Quanta.

E in questo senso il successo dell'Agenzia nazionale per le politiche attive sul lavoro (Anpal), conclude Castro, "si misurerà sull'audacia strategica delle sue scelte fondative, da un lato, e sull'agilità organizzativa e la rapidità esecutiva delle sue condotte sul campo, dall'altro".

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