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Grecia: Baglioni, difficile che riforme siano leggi in 48 ore

13 luglio 2015 | 15.29
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L'economista, lecito aspettarsi solo linee guida o disegno legge delega

Grecia: Baglioni, difficile che riforme siano leggi in 48 ore

"Le riforme chieste dall'Europa alla Grecia, dalle pensioni all'aumento dell'Iva, entro mercoledì difficilmente si potranno tradurre in leggi. Pensare di poter fare in meno di tre giorni questo programma di riforme così ampio è molto velleitario". Lo dice a Labitalia Angelo Baglioni, docente di Economia Politica presso l’Università Cattolica di Milano. "E' possibile che Tsipras ottenga dal Parlamento greco -aggiunge l'economista che è tra i redattori della voce.info- un'approvazione di questo programma, eventualmente con qualche dettaglio in più".

Dunque quello che è realistico aspettarsi dal governo greco nelle prossime 48 ore, dice ancora Baglioni "sono solo delle linee guida o un disegno di legge delega con cui Tsipras ottenga l'approvazione del Parlamento a mettere in atto le riforme chieste nell'accordo".

Per quanto riguarda l'intervento sulle pensioni "non si tratterà certamente di toccare gli assegni che sono già bassi ma di perseguire l'obiettivo opportuno di innalzare l'età pensionabile da 60 a 67 anni, e di abolire le baby pensioni che interessano gli under 60", spiega Baglioni.

Quello che invece appare "meno opportuno", aggiunge l'economista "è l'aumento dell'Iva: una misura recessiva che indebolirà ulteriormente i consumi e che potrebbe avere effetti negativi anche sul turismo".

Occorre comunque tenere presente, spiega Baglioni "che con l'accordo non tutto è risolto: è ancora tutto appeso a un filo perché le cose ora dipendono dal Parlamento greco dove Syriza conta molto". E' anche possibile un "rimpasto nel governo, con il coinvolgimento di Nea Democrathia e di Samaras".

Si tratta "di condizioni molto dure per la Grecia -conclude Baglioni- ma l'accordo è frutto da una parte dell'estrema rigidità europea guidata al tavolo delle trattative dalla Germania e dall'altra, della strategia confusionale tenuta da Tsipras, che prima ha detto 'no' a tutto, poi ha indetto un referendum e infine ha accettato condizioni ancora più dure".

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