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G7, si accende faro su salute oceani in vista del summit Scienza di Torino

30 maggio 2017 | 15.31
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Lo "stato di salute dei mari e degli oceani" incide sull'equilibrio del pianeta perchè il 'cuore blu' della Terra è il "motore del clima" ed il "volano dell’economia", per questo bisogna "allargarne il monitoraggio" ai Paesi emergenti e in via di sviluppo, cercando di estendere a queste aree le tecnologie oggi in uso nei Paesi del G7 come satelliti, alianti sottomarini, boe robotizzate o sottomarini robot. E' questa l'indicazione che arriva dal brainstorming sul futuro degli oceani, promosso da oggi a Trieste in vista del G7 Scienza che si svolgerà a Torino a fine settembre.

A coordinare i lavori sono l'Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs) ed il britannico National Oceanography Centre. Il meeting triestino, i cui lavori terminano giovedì prossimo, si declina su una "progettazione condivisa di un sistema efficiente e sostenibile per l’osservazione dei mari costieri nei paesi in via di sviluppo" e riunisce 15 esperti provenienti dai Paesi del G7 e da Paesi emergenti. "La salute degli oceani - puntualizza Maria Cristina Pedicchio, presidente dell'Ogs- è considerata cruciale anche per lo sviluppo economico e il suo monitoraggio è un prerequisito fondamentale per promuovere la salvaguardia e l'uso responsabile delle risorse marine e, in generale, uno sviluppo sostenibile, anche attraverso la creazione di nuove professionalità in campo marino e marittimo".

Per questo, assicura l’oceanografo Alessandro Crise, dirigente di ricerca dell'Ogs, "vogliamo impegnarci nel realizzare una rete più capillare ed efficace di osservazione scientifica di tutti i mari - mari regionali e oceani - attraverso un'azione a lungo termine e coordinata a livello internazionale che coinvolga anche i paesi in via di sviluppo". L'Istituto triestino, ricorda Crise, "ha sempre rappresentato l’Italia, insieme alla Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli e al Cnr, in questo tavolo di esperti".

Oltre a proseguire con le osservazioni già in atto nei paesi del G7 e che si avvalgono di tecnologie spaziali come i satelliti di osservazioni della Terra, alianti sottomarini, boe robotizzate, sottomarini autonomi, ora gli esperti vogliono promuovere e sostenere nuove attività di monitoraggio dei mari nei Paesi in via di sviluppo. "Questo significa -indica Crise- favorire l’acquisizione delle competenze e delle tecnologie oceanografiche compatibili con le capacità economiche e l’expertise dei singoli Paesi". "Sviluppare capacità osservative per il monitoraggio continuo dello stato del mare -rimarca l'oceanografo- è strategico sia a livello locale, perchè è utile sapere qual è la qualità dei propri mari per il turismo, la pesca, l'acquacoltura, la sicurezza in mare, sia per contribuire alla valutazione globale dell’ecosistema marino: ovvero all’iniziativa World Ocean Assessment delle Nazioni Unite".

A Trieste gli esperti esaminano quindi "le buone pratiche adottate nelle attuali reti di osservazioni costiere e oceanografiche" e verranno valutati i problemi e le esigenze specifiche dei "sistemi di osservazione marino e costiero nei Paesi emergenti", per individuare "i requisiti minimi, gli strumenti e le infrastrutture necessarie per un monitoraggio coordinato e coerente" in funzione delle loro priorità socio-economiche e scientifiche. Al termine dei lavori, anticipa l'Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale, verrà prodotto un documento di sintesi per definire un approccio economico e sostenibile per l’osservazione dei mari regionali per i Paesi in via di sviluppo per i quali l’economia blu gioca un ruolo chiave. Il documento verrà infine integrato con le azioni previste dall’iniziativa G7 "Future of Seas and Oceans".

"L’obiettivo -segnala ancora Pedicchio- è mettere a punto una procedura condivisa per perseguire lo studio di mari e oceani e supportare così lo sviluppo di politiche adeguate e coordinate atte a garantire un uso sostenibile delle risorse marine". L'Ogs continua così "a rafforzare il suo ruolo strategico nel facilitare il collegamento tra paesi avanzati e paesi emergenti nell’ambito del settore marino" scandisce l'Istituto.

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