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Il futuro? E' dei piccoli comuni

30 maggio 2018 | 11.03
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(Foto AdnKronos)
(Foto AdnKronos)

Un appello, lanciato da Legambiente e sottoscritto già da centinaia di sindaci, indirizzato al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella affinché si faccia portavoce presso il Governo per un’accelerazione dei tempi di approvazione dei decreti attuativi della legge 158/2017 sui piccoli comuni che, approvata nel 2017 (primo firmatario Ermete Realacci), prevede fino al 2023 un fondo di 100 milioni per lo sviluppo strutturale, economico e sociale dei borghi italiani.

La cifra, sottolinea l'associazione ambientalista, basta appena per partire: servirebbero 100 milioni di euro all’anno ed è fondamentale destinare le risorse a disposizione verso progetti pilota, evitando la scelta di puntare su tanti piccoli finanziamenti a pioggia che non sarebbero in grado di produrre risultati significativi.

Perché puntare sui piccoli comuni? Perché queste 5.585 realtà, che costituiscono il 54% del territorio nazionale e dove vive il 17% della popolazione, per Legambiente possono svolgere un ruolo attivo nella crescita e nel miglioramento del futuro del Paese, se messi nelle giuste condizioni.

Lo dimostrano le dieci storie virtuose, di altrettanti piccoli borghi italiani sotto i 5mila abitanti, raccolte da Legambiente nel report “Scatti di futuro. Viaggio nell’Italia dei piccoli comuni che innova”: questi comuni hanno deciso di scommettere su innovazione, sostenibilità, ambiente, integrazione e un radicale ripensamento dei servizi per la cittadinanza, muovendosi autonomamente e lavorando su diverse linee di intervento previste dalla legge sui piccoli comuni.

Qualche esempio? Nel cuore del Parco del Pollino, a San Lorenzo Bellizzi, in provincia di Cosenza, da anni la comunità locale ha puntato sul fotovoltaico, cedendo gratuitamente alcuni terreni a cooperative agricole per l’installazione sulle serre di pannelli per una potenza di 15 MW. Sulle Dolomiti il recupero dei borghi spopolati passa anche attraverso l’impegno della Cadore Scs, società cooperativa di servizi che si ispira a un modello di accoglienza diffusa con case a Perarolo, Domegge, Lozzo e Valle di Cadore.

Nel cuore del Sannio, a Castelpoto, in provincia di Benevento, gli abitanti hanno scelto di essere un territorio “a esclusione zero”, grazie allo Sprar gestito da una delle Cooperative della Rete Caritas-Sale della Terra. Dalle campagne di Candidoni (400 abitanti in provincia di Reggio Calabria) arriva la storia della Fattoria della Piana, cooperativa che da dieci anni rappresenta un esempio di economia circolare applicato all’agricoltura e al settore lattiero-caseario.

A Melpignano, in provincia di Lecce, la terra viene messa a disposizione di giovani e meno giovani in cerca di lavoro che se ne prendono cura piantando almeno una varietà autoctona. Da questo esperimento, che vede il piccolo comune pugliese tra i membri delle rete europea dei comuni 'pesticidi free', ha preso il via un’esperienza di agricoltura sociale che si avvale dell’impianto di compostaggio di comunità con il sistema della lombricoltura, primo esperimento in Italia di gestione sostenibile del rifiuto organico.

Il comune di Montieri, in provincia di Grosseto, nel 2015 ha iniziato a vendere le case al prezzo di un caffè: in meno di tre anni, circa 20 case del borgo sono state vendute e sono in via di ristrutturazione. Ma è solo uno dei tanti borghi che hanno lanciato la sfida delle “case a un euro”: l’ultimo in ordine di tempo è stato Sambuca, in Sicilia, con l’obiettivo di sottrarsi alla decadenza.

E ancora: a Parto Carnico in Val Pesarina, provincia di Udine, è partita l'iniziativa “SaDilegno”, collegata alla rete di imprese 12-To-Many che crea ricchezza a partire dalle risorse ambientali e umane locali per creare nuova ricchezza. Oggi sono 28 le imprese coinvolte. A Capolona, in provincia di Arezzo, c'è una scuola realizzata con criteri architettonici e progettuali “pedagogici” che sono parte integrante della didattica dell’istituto.

Dall’Unione Comuni Valdaso, Moresco, provincia di Ascoli Piceno Fermo, nasce l’Ecomuseo della Valle dell’Aso, dove i residenti possono incontrarsi, condividere e compiere scelte di welfare comuni. A Brugusio, frazione del comune di Malles in Val Venosta, Alto Adige, si sgenala la besta practice della ristrutturazione della Scuola professionale per l’agricoltura "Fürstenburg".

“Vogliamo riportare ancora una volta l’attenzione sulle grande potenzialità dei borghi italiani - dice il presidente di Legambiente Stefano Ciafani - Ma è fondamentale che queste preziose esperienze non rimangano delle storie pioneristiche, ma che vengano inglobate in un progetto più articolato e ambizioso, in grado di metterle in connessione tra di loro e replicarle, determinando anche un nuovo assetto socio-economico”.

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