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Gme, un 2013 impegnativo per le economie europee e per i mercati energetici

08 luglio 2014 | 10.45
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Il 2013 è stato un anno "impegnativo" per le economie europee ed in particolare per i mercati dell'energia.

La lunga fase di recessione che ha investito l'Europa dal 2008, nonostante i segnali di ripresa evidenziati nella seconda parte dell'anno, non si è ancora arrestata, ma anzi ha continuato a determinare inevitabili ricadute sui mercati energetici con una contrazione dei consumi, favorita anche dal permanere delle quotazioni petrolifere a livelli elevati, e una riduzione dei prezzi. E' quanto emerge dal quadro tracciato dalla Relazione Annuale 2013 del Gestore dei Mercati Energetici (Gme) che è stato illustrata dal presidente e ad, Massimo Ricci. La crisi della domanda e la conseguente mancata ripartenza delle attività produttive, si evidenzia nella relazione, sono fattori a cui vanno aggiunti altri due elementi che agiscono sugli andamenti delle commodity energetiche tradizionali: il potenziamento su base continentale della produzione da fonti rinnovabili, incrementata in modo esponenziale nel corso dell'ultimo quadriennio, e, indirettamente, la diffusione dello shale gas statunitense, consentita dallo sviluppo di tecniche estrattive non convenzionali.

A livello globale, osserva Ricci, "i prezzi oil sono rimasti elevati, con impatto soprattutto sul segmento trasporti, mentre le altre commodity hanno visto una discesa dei prezzi per effetto, in particolare, dello shale gas che ha avuto ripercussioni anche sui prezzi del carbone. Se guardiamo all'Europa, alle cause appena elencate dobbiamo aggiungere la crisi economica degli ultimi anni e lo sviluppo delle rinnovabili. Tutti elementi che stanno portando a una modifica dei contratti long term per i quali viene abbandonata l'indicizzazione all'oil in favore dello spot".

Senza dimenticare, sottolinea ancora il presidente e ad del Gme, "la spinta allo sviluppo di nuovi utilizzi dell'energia elettrica dovuta ai prezzi più bassi dello shale gas e all'efficienza energetica. Fattori che possono contribuire, ad esempio, ad incrementare l'utilizzo di fonti di energia locali, come le rinnovabili, a vantaggio della sicurezza e dell'indipendenza energetica".

La crescita del contributo delle fonti rinnovabili non programmabili (Frnp) nel settore elettrico è infatti continuata, sebbene sia stata rallentata dalle problematiche di sicurezza ingenerate nei settori elettrici nazionali e dal perdurare della crisi finanziaria, che hanno indotto molti Paesi a riconsiderare progressivamente i regimi incentivanti. In questo scenario, quindi, a fronte di una sostanziale tenuta del Brent sui livelli più alti di sempre, proseguono sia la parabola discendente del carbone, sia il trend del gas naturale, quest'ultimo all'interno di un mercato europeo della commodity di fatto unico, in virtù del progressivo allineamento dei principali riferimenti continentali.In Europa, sottolinea Ricci, "si conferma, dunque, una convergenza dei prezzi nel settore gas, se non consideriamo i costi del trasporto, dovuta allo sviluppo di infrastrutture interne per l'integrazione dei mercati e alla maggiore sicurezza.

Nel settore dell'energia elettrica, lo sviluppo di progetti di coupling avviati durate il 2014, nei quali il Gme ha giocato un ruolo importante, ha, invece, contribuito a ridurre il differenziale dei prezzi nei mercati europei, ancora presente in molti casi per effetto delle maggiori limitazioni infrastrutturali".

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