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Olanda contro Russia per sequestro dell'Arctic Sunrise

02 settembre 2014 | 15.24
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Presentati oggi nuovi documenti al tribunale arbitrale che sta esaminando il caso

© Philip Reynaers / Greenpeace
© Philip Reynaers / Greenpeace

È passato quasi un anno da quando la nave di Greenpeace Arctic Sunrise venne abbordata ("illegalmente", specifica l'associazione) durante una protesta pacifica contro una piattaforma petrolifera nell'Artico. Era il 19 settembre 2013 e oggi il governo olandese ha presentato nuovi documenti al tribunale arbitrale che sta esaminando il caso del sequestro della nave.

''Greenpeace accoglie con soddisfazione la notizia che il governo olandese sta cercando di ottenere una sentenza in cui si dica che le autorità russe hanno agito illegalmente sequestrando la nave battente bandiera olandese Arctic Sunrise, arrestando e detenendo i 28 membri dell'equipaggio e i due giornalisti freelance a bordo", afferma Daniel Simons, consulente legale di Greenpeace International.

"Gli 'Arctic 30' sono stati liberati - continua - ma ancora non hanno trovato giustizia, è stata loro concessa un'amnistia per un crimine che non hanno commesso. Ci auguriamo che il tribunale arbitrale riconosca che le autorità russe hanno violato il diritto internazionale e che la Federazione Russa sia condannata a risarcire i danni''.

Greenpeace, pur non essendo parte nella controversia tra Olanda e Russia, si augura che il governo russo partecipi all'arbitrato e che entrambe le parti rispettino la sentenza che emetterà il tribunale. Il 4 ottobre 2013 l'Olanda aveva chiesto l'arbitrato per violazione della Convenzione sul diritto del mare.

Successivamente si era rivolta anche al Tribunale internazionale per il diritto del mare che aveva ordinato l'immediato rilascio della nave e degli Arctic 30, ma la Russia non aveva rispettato l'ordine. Il caso è ora nelle mani di un collegio arbitrale che ha richiesto alle parti di presentare dei documenti.

Gli Arctic30 (tra i quali l'italiano Cristian D'Alessandro) hanno passato oltre due mesi in carcere a Murmansk e San Pietroburgo prima di essere rilasciati in seguito a un'amnistia. Alla nave è andata diversamente e solo il 6 giugno scorso il Comitato investigativo russo ha annullato il sequestro, permettendo alla rompighiaccio di lasciare finalmente il porto russo di Murmansk.

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