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Maltempo: D'Angelis, Italia Paese a rischio ma oggi lo Stato c'è

11 novembre 2014 | 14.42
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Ben 500mila delle 700mila frane europee avvengono sulle nostre catene montuose, con ricadute sui comuni

Massa Carrara (Infophoto)
Massa Carrara (Infophoto)

"Il 10% dell'Italia è molto fragile con territori dissestati, spremuti come limoni pensando di vivere in un'Italia virtuale invece l'Italia reale è un Paese tra i più rischiosi e franosi d'Europa: 500mila delle 700mila frane europee le abbiamo sulle nostre catene montuose mentre i fiumi sono stati strozzati, deviati, tombati e c'è stato costruito attorno di tutto e di più. Oggi però lo Stato c'è, ci siamo riorganizzati e ci mettiamo anche noi gli stivali". Così Erasmo D'Angelis, coordinatore della struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche, a margine degli Stati generali contro il dissesto idrogeologico, oggi a Roma.

"Dobbiamo riuscire a fare anche noi quello che hanno fatto Giappone, California, Olanda: difenderci in pochi anni e ridurre le emergenze - aggiunge - Il test lo abbiamo fatto in questi tre mesi di lavoro come struttura di missione, coordinando un po' tutte le amministrazioni dello Stato: oggi abbiamo un unico database quando prima ce n'erano 9; sappiamo dove sono le risorse, quando partono e come vengono spese; abbiamo trovato quei 2miliardi 300milioni non spesi negli ultimi 15 anni".

Non solo. "Abbiamo aperto 300 cantieri che erano bloccati e oggi abbiamo una normativa nuova che ci consente di non fermare più quei cantieri: casi Bisagno non si ripeteranno più perché una volta assegnato il lavoro a gara il cantiere, anche se c'è un ricorso, non si ferma più. Tutto questo ci consente di dire che c'è un sistema pronto per lavorare".

Per Regioni 7mila opere necessarie, si prevede di concluderle in 6-7 anni

D'Angelis sottolinea anche che "abbiamo trovato le risorse, spenderemo oltre 1 miliardo di euro l'anno". Sufficienti? "Qui non c'è la bacchetta magica, ma voglia di rimboccarsi le maniche per fare le opere che servono". Opere che, "secondo l'elenco fornito dalle Regioni sono circa 7mila. Noi contiamo di finanziarle tutte e di poterle concludere nell'arco di 6-7 anni".

Nel concreto, "sono già partiti i cantieri sul Seveso e quello sull'Arno. La prossima settimana presenteremo il cronoprogramma delle opere per Sarno su cui c'erano 420 milioni fermi in cassa e che spenderemo". Insomma, "stiamo man mano sbloccando tanti cantieri che non si erano conclusi". A vigilare, "un gruppo tecnico al lavoro guidato dal presidente dell'Ordine nazionale dei geologi Gian Vito Graziano e dal presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici per aggiornare le mappe di rischio e i progetti e verificare che le opere siano quelle che servono".

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