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Parchi: Legambiente, Stelvio rischia di trasformarsi in un 'patchwork'

09 marzo 2015 | 17.52
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Secondo l'associazione, il Parco potrebbe non esistere più già nelle prossime settimane, se il Consiglio dei Ministri dovesse avallare l'intesa sottoscritta da ministero dell'Ambiente, Regione Lombardia e Province Autonome di Trento e Bolzano.

Parchi: Legambiente, Stelvio rischia di trasformarsi in un 'patchwork'

Il Parco dello Stelvio, che nell'arco alpino costituisce la più grande area protetta con lo status di parco nazionale, potrebbe non esistere più già nelle prossime settimane, se il Consiglio dei Ministri dovesse avallare l'intesa sottoscritta da ministero dell'Ambiente, Regione Lombardia e Province Autonome di Trento e Bolzano, per modificarne radicalmente la governance e le tutele. La denuncia arriva da Legambiente c he in questi mesi ha seguito costantemente la vicenda del parco.

Così una delle storiche esperienze di conservazione della natura potrebbe, proprio nel suo ottantesimo compleanno (il parco fu istituito nel 1935) potrebbe trasformarsi in un "patchwork" di parchi provinciali con il rischio, secondo Legambiente, di essere sottoposto ad un livello di protezione molto inferiore, venendo estromesso di fatto dal novero dei parchi nazionali.

"Sarebbe il primo caso in Europa di declassamento, ci auguriamo quindi che il Presidente Renzi e il ministro dell’Ambiente Galletti vogliano evitare in extremis di danneggiare anche a livello internazionale tutto il nostro sistema di aree protette", dichiara Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente.

L'intesa Stato-Regione Lombardia-Province Autonome nasce dal fallimento della governance assicurata dal Consorzio Parco Nazionale dello Stelvio, l'ente che ne ha assicurato la gestione nell'ultimo ventennio rilevandola da quella della ex-azienda di Stato delle Foreste Demaniali.

L'insuccesso del Consorzio - secondo Legambiente - è dovuto ai mille ostacoli incontrati: scarsa collaborazione da parte di Regione e Province, problemi ancora irrisolti di regolarizzazione del personale, presenza eccessivamente burocratica del ministero dell'Ambiente. L'intesa scioglie l'unitarietà del parco che tutela le vette e i versanti del massiccio montuoso Ortles-Cevedale, separandolo lungo le linee di confine tra le tre entità amministrative.

Di fatto tre unità separate "che potranno decidere ciascuna, in regime di totale autonomia e in nome di un malinteso e irresponsabile decentramento, di allentare vincoli o addirittura di stralciare porzioni di territorio", sottolinea Cogliati Dezza.

L'accordo sottoscritto, infatti, prevede che al posto dell'ente unitario di gestione si insedi un 'comitato di coordinamento', privo di qualsiasi personalità giuridica e con un ruolo di pura 'moral suasion' nei confronti di Regione e Province Autonome, che potranno autonomamente deliberare qualsiasi modifica sia al piano del parco che al perimetro dell'area protetta.

Ogni Provincia e Regione istituirà invece un proprio ente autonomo per la gestione del territorio ricadente nella propria giurisdizione amministrativa. "E, visto che i precedenti non mancano, è molto probabile - denuncia Legambiente - che lo spezzatino amministrativo non sarà in grado di impedire l'amputazione indisturbata di parti significative di territorio protetto che lascino il posto a resort sciistici o impianti di sfruttamento idroelettrico".

L'associazione chiede dunque al Governo di non avallare una simile decisione "altrimenti sarà inevitabile ricorrere alle istituzioni internazionali per evitare il primato europeo di declassamento di un parco nazionale”, aggiunge Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia.

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