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Acqua: trote e crostacei a guardia della qualità con il biomonitoraggio

15 giugno 2015 | 18.36
LETTURA: 3 minuti

Acea mette in campo a Roma sistemi di controllo biologici

Il sistema di biomonitoraggio (foto Acea)
Il sistema di biomonitoraggio (foto Acea)

Un sistema di 'early warning' per la qualità dell'acqua di Roma. Oltre ad avanzate tecnologie di monitoraggio, in azione anche trote e crostacei: per la precisione la trota iridea e la daphnia magna, indicatori biologici in grado di rivelare eventuali contaminazioni dell'oro blu, che siano accidentali o dolose. Una rete di monitoraggio dell'acqua potabile che nel 2014 ha portato a oltre 300mila controlli analitici.

Acea, dunque, mette in campo anche sistemi di controllo biologici. "Una tradizione", spiega all'Adnkronos Giancarlo Cecchini, responsabile Ricerca e Innovazioni di Acea Elabori, società di Acea che opera nei servizi di laboratorio, ricerca e consulenza, ingegneria, legate alle tematiche ambientali e al ciclo dell'acqua. "Questo sistema è utilizzato dagli anni '70. Tra gli indicatori biologici ce ne sono diversi: pesci, molluschi , crostacei, alghe, batteri...", prosegue.

"Oggi utilizziamo prevalentemente la trota iridea, impiegata dagli anni ’80, e vi stiamo affiancando, da circa 4-5 anni, anche un crostaceo, la daphnia magna. L'abbiamo introdotta, in combinazione, in alcuni centri idrici per implementare la rete di monitoraggio", chiarisce Cecchini. Perché la presenza di due diversi indicatori biologici consente "una maggiore affidabilità della risposta". Oltretutto "la daphnia è un organismo ancora più sensibile ed è in grado di rilevare concentrazioni di eventuali contaminanti inferiori rispetto a quelle rilevate dalle trote".

Questo sistema si affianca ad altri due 'livelli' di controllo. Uno effettuato attraverso un "campionamento 'discreto': vengono prelevati giornalmente campioni lungo il sistema acquedottistico e la rete di distribuzione e analizzati in laboratorio secondo tipologie e frequenze evolute definite anche in base al decreto di riferimento sulla qualità delle acque destinate al consumo umano che è il decreto n. 31 del 2 febbraio 2001".

Accanto "a questo controllo di primo livello c'è un monitoraggio 'in continuo' che ha la finalità di evidenziare repentinamente modifiche delle caratteristiche di qualità e i picchi di concentrazione di composti tossici". Questo monitoraggio viene effettuato con modalità tradizionali, come la misurazione di "parametri chimico-fisici come pH, conducibilità, torbidità, cloro residuo, temperatura", e attraverso le stazioni di "monitoraggio biologico che, a differenza delle analisi chimico-fisiche, non danno risposte specifiche sull'eventuale composto responsabile della variazione delle caratteristiche di qualità ma permettono di avere un indizio di qualità globale".

Insomma, queste bio-sentinelle, collocate all'interno di vasche lungo tutti i principali acquedotti del tratto romano, possono "evidenziare modifiche della qualità importanti, una contaminazione accidentale o dolosa per gruppi di parametri che non vengono rilevati dalle rilevazioni chimico-fisiche".

Ma come? "Il sistema - spiega il responsabile Ricerca e Innovazioni - misura una variazione del comportamento degli organismi soggetti a test, dalla funzione natatoria alla morte. Un traduttore è poi in grado di convertire i cambiamenti nel comportamento in un segnale misurabile" che verrà trasferito a una sala operativa che monitora 24 ore su 24 sia i dati biologici sia i parametri chimico-fisici. Ad oggi nessuna criticità è stata segnalata. "Abbiamo un'ottima qualità non si sono mai verificate situazioni di criticità", segnala Cecchini.

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