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Sostenibilità: ASviS, Italia in ritardo su obiettivi Agenda 2030

28 settembre 2016 | 10.33
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Sostenibilità: ASviS, Italia in ritardo su obiettivi Agenda 2030

Inserire il principio di 'sviluppo sostenibile' nella Costituzione italiana; trasformare il Cipe nel ‘Comitato Interministeriale per lo Sviluppo Sostenibile’; assicurare all’Agenda 2030 un'attenzione sistematica da parte del Parlamento. Sono alcune delle proposte contenute nel rapporto dell’ASviS “L’Italia e gli obiettivi di Sviluppo Sostenibile”, prima analisi della situazione dell’Italia rispetto ai 17 Obiettivi e 169 Target dell’Agenda 2030.

Analisi in base alla quale "l’Italia dimostra di essere ancora molto lontana dal percorso di sostenibilità delineato dall’Agenda 2030 e dagli impegni sottoscritti all’Onu un anno fa”, dichiara Enrico Giovannini, portavoce dell’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile, presentando oggi il rapporto alla Camera dei Deputati. Il quadro tracciato da Giovannini non è confortante: oltre 4,5 milioni di poveri assoluti, tasso di occupazione femminile inferiore al 50%, oltre 2 milioni di'Neet', investimenti in ricerca e sviluppo di poco superiori all’1% del Pil, un rapporto tra ricchi e poveri tra i più squilibrati dell’area Ocse.

E poi, disuguaglianze di genere e violenza sulle donne, degrado ambientale, 36% di persone che vive in zone ad alto rischio sismico, alta mortalità a causa dell’inquinamento atmosferico nei centri urbani e il ritardo sul fronte fonti rinnovabili rispetto agli accordi di Parigi.

“Per fare dello sviluppo sostenibile il punto di riferimento di tutti gli operatori economici e sociali - dice Giovannini – tale principio va inserito nella Costituzione italiana, intervenendo sugli articoli 2,3 e 9, come proposto dagli esperti dell’ASviS. Vista l’ampiezza dei temi dell’Agenda 2030 - aggiunge - spetta al Presidente del Consiglio assumere un ruolo di guida nell’attuazione della Strategia alla cui preparazione sta lavorando il Governo, in particolare il ministero dell’Ambiente".

Per questo, ASviS propone di trasformare il Cipe nel ‘Comitato Interministeriale per lo Sviluppo Sostenibile’, di coinvolgere la Conferenza Unificata per valutare le responsabilità delle Regioni e dei Comuni rispetto alle materie dell’Agenda 2030 e di creare un Comitato consultivo sull’Agenda 2030 e le politiche per lo sviluppo sostenibile, cui partecipino esperti nelle varie materie rilevanti e rappresentanti delle parti sociali e della società civile, come avviene in Francia e Germania, e chiede che il Parlamento dedichi una sistematica attenzione all’Agenda 2030.

E ancora: ASviS chiede al Governo un rapporto annuale che valuti il percorso dell'Italia verso gli Obiettivi dell’Agenda 2030, una campagna informativa e un programma nazionale di educazione allo sviluppo sostenibile. Infine, poiché a un anno dalla firma dell’Agenda 2030 il Paese non dispone ancora di una base dati con gli indicatori esistenti per l’Italia tra gli oltre 230 selezionati dalle Nazioni Unite, "reiteriamo la richiesta all’Istat di realizzare quanto prima tale strumento e invitiamo il Governo ad assicurare che il Sistema statistico nazionale disponga delle risorse umane e strumentali" necessarie per elaborare tali indicatori.

Rispetto alle politiche, articolate in sette diverse aree, il Rapporto formula numerose proposte. E se sul fronte 'Cambiamento climatico ed energia' restano prioritarie la ratifica dell’Accordo di Parigi e la definizione della Strategia Energetica nazionale, ASviS chiede anche, tra le altre cose, un Piano nazionale di lotta alla povertà; un piano di incentivazione fiscale che incoraggi il pieno uso delle materie prime, presto il ritardo esistente in questo campo rispetto ad altri paesi; l’avvio di un programma di "lifelong learning", assente nel nostro Paese; la rapida approvazione della legge sul consumo di suolo; il rispetto degli impegni internazionalmente assunti con riferimento all’Aiuto Pubblico allo Sviluppo realizzando un graduale ma costante aumento di risorse stabilito con l’ultima Legge di Stabilità.

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