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Rifiuti, cosa cambia con le nuove regole Ue

02 febbraio 2018 | 12.09
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Foto AdnKronos
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Obiettivi di riciclo dei rifiuti urbani più impegnativi, maggiore coinvolgimento dei produttori, nuovi target per gli imballaggi, taglio dello smaltimento in discarica, riduzione degli sprechi alimentari. Queste alcune delle novità contenute nel nuovo pacchetto di direttive europee sui rifiuti e la Circular Economy, approvate da Consiglio, Commissione e Parlamento Ue.

Queste alcune delle novità del nuovo pacchetto europeo. Per i rifiuti urbani si alzano al 55% nel 2025, al 60% nel 2030 e del 65% nel 2035 gli obiettivi di riciclo (oggi siamo al 42%). Per raggiungere il target del 2035 sarà necessario che la raccolta differenziata arrivi almeno al 75% (oggi la media nazionale è del 52,5%).

Viene rafforzata la responsabilità estesa al produttore che, nella gestione dei rifiuti che derivano dai loro prodotti, dovranno assicurare il rispetto dei target di riciclo, la copertura dei costi di gestioni efficienti della raccolta differenziata e delle operazioni di cernita e trattamento, quelli dell'informazione, della raccolta e della comunicazione dei dati.

Per gli imballaggi tale copertura sarà dell'80% dei costi dal 2025, per i settori non regolati da direttive europee la copertura dei costi sarà almeno del 50%, per Raee, veicoli e batterie restano le direttive vigenti in attesa di aggiornamenti.

Per il riciclo di imballaggi l'Italia è già a un buon punto: si dovrà aumentare il riciclo dell'attuale 67% al 70% del totale degli imballaggi entro il 2030. Per gli imballaggi in legno oggi il riciclo è al 61% a fronte di un obiettivo del 30%; per quelli ferrosi l'obiettivo è dell'80% (oggi si è al 77,5%); per l'alluminio l'obiettivo è del 60% (oggi si è già al 73%); per gli imballaggi in vetro l'obiettivo è del 75% (oggi si è al 71,4%); per gli imballaggi di carta si dovrà passare dall'attuale 80% all'85%.

Maggiori difficoltà , a causa degli imballaggi in plastiche miste, ci sono per il riciclo di quelli in plastica che dovrà aumentare dal 41% attuale al 55% al 2030.

Lo smaltimento in discarica non dovrà superare il 10% dei rifiuti urbani prodotti . Oggi in Italia la media è del 26% e con regioni in forte ritardo: Molise (90% in discarica), Sicilia (80%), Calabria (58%), Umbria (57%), Marche (49%) e Puglia (48%). Infine, per attuare una strategia contro gli sprechi alimentari vengono introdotti target di riduzione degli sprechi del 30% al 2025 e del 50% al 2030.

Le novità sono state presentate oggi nel convegno "Circular Economy, le direttive europee appena approvate", presso il ministero dell'Ambiente. Il convegno è il primo appuntamento organizzato per il 2018 dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile per i suoi 10 anni.

Un accordo, quello trovato sul nuovo pacchetto di direttive europee rifiuti e Circular Economy, "difficile da trovare perché bisognava trovare un punto di equilibrio tra i 28 Stati membri che hanno gestioni dei rifiuti molto diverse tra loro" e "raggiunto dopo 17 ore di negoziato non stop". Ma un accordo "di cui sono soddisfatta perché abbiamo rispettato i tempi nonostante l'iter travagliato". Così Simona Bonafé, relatrice del provvedimento al Parlamento europeo, oggi in occasione del convegno al ministero dell'Ambiente dedicato al tema.

Soddisfatta per i target di riciclo, per quello sul conferimento in discarica ("ci siamo attestati sul 10% anche se il Parlamento chiedeva il 5%, ma calcolando le diverse percentuali dei Paesi è un buon risultato", dice Bonafé), meno soddisfatta invece dei sottotarget. Ma in generale, un pacchetto promosso dalla relatrice che però lo considera un punto di partenza e non di arrivo. "Il nostro lavoro non è finito perché a livello Ue manca ancora un tassello: la direttiva sull'Ecodesign - ricorda Bonafé - e abbiamo bisogno anche di grandi investimenti in innovazione e infrastrutture, di cui ha bisogno l'economia circolare". E poi, l'ultima sfida: "il recepimento della normativa quadro - conclude Bonafé - che spetta allo Stato membro e va seguito con attenzione".

Per Edo Ronchi, presidente della fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, “le nuove direttive avviano la svolta dell’economia circolare, cominciando con numerosi e importanti cambiamenti nel settore dei rifiuti. Siamo alla vigilia di una nuova svolta, di più ampia portata di quella avviata con la riforma di oltre 20 anni fa, che ci ha fatto passare dalla discarica come sistema largamente prevalente di gestione dei rifiuti, alla priorità del riciclo. Sarebbe bene preparare il recepimento delle nuove norme europee in materia di rifiuti e circular economy con un’ampia partecipazione”.

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