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Ricerca: Fondazione con il Sud, 4 mln per far rientrare 'cervelli in fuga'

18 settembre 2018 | 14.44
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(Fotolia)
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Un bando rivolto a ricercatori stranieri o italiani, che svolgono la propria attività da almeno 3 anni all’estero o nel Centro-Nord, non solo per sostenere progetti di ricerca applicata selezionando quelli con maggiore potenziale innovativo e trasferimento tecnologico, ma soprattutto per riportare i 'cervelli in fuga' nei centri di ricerca italiani e nelle università meridionali. A disposizione ci sono 4 milioni di euro.

A metterli a disposizione è la Fondazione Con il Sud che ha deciso di promuove la quinta edizione del Bando sul capitale umano ad alta qualificazione Brains to South. Si tratta di risorse private per un massimo di 400mila euro per progetto, con una durata compresa tra i 24 e i 36 mesi. Il Bando è pubblicato su www.fondazioneconilsud.it e scade il 28 novembre.

Le proposte dovranno essere presentate online direttamente dal ricercatore, che assumerà il ruolo di “principal investigator” e avrà l’opportunità di condurre un progetto di ricerca sotto la propria responsabilità, senza il controllo di un supervisore. Il candidato deve indicare anche uno o più enti disposti a ospitarlo (“host institution”) in Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna o Sicilia.

Oltre ai costi del ricercatore, il contributo della Fondazione coprirà anche quelli legati alla sua proposta di ricerca (come ad esempio, la strumentazione necessaria, le risorse umane di supporto, i materiali di consumo, etc.). L’ente ospitante, inoltre, godrà dell’opportunità di potenziare e migliorare la qualità della ricerca interna, grazie alle nuove competenze provenienti dalle diverse zone del mondo e all’inserimento in un contesto di relazioni scientifiche e tecnologiche internazionali tra enti di ricerca.

“L’obiettivo del bando è duplice – sottolinea Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione Con Il Sud – da una parte promuoviamo al Sud la capacità di ‘attrarre’ cervelli e dall’altra sosteniamo la costruzione di carriere indipendenti di giovani ricercatori, stranieri o italiani, che decidono di portare innovazione e competenze nei centri di ricerca meridionali, come ‘responsabili scientifici’ delle loro ricerche. Questo approccio permette ai nostri territori di sperimentare processi di innovazione sociale e incide sui processi di sviluppo anche grazie ai risultati della ricerca applicata”.

In 10 anni, dal 2001 al 2011 circa 700 mila laureati hanno lasciato l’Italia e, nello stesso periodo, oltre 170 mila laureati si sono trasferiti dal Sud al Nord Italia, con un trend crescente: dal 10,7% del 2001 si è passati al 25% del 2011 . Una delle principali criticità per il Sud, però, non è solo o tanto la “fuga dei cervelli”, ma il saldo negativo tra chi va e chi viene, ovvero la poca attrattività dei nostri territori per ricercatori provenienti da altri Paesi.

La passata edizione del bando Brains to South ha permesso a 11 ricercatori (5 uomini e 6 donne, 2 stranieri, età media 38 anni) provenienti da otto università estere e tre italiane del Centro-Nord di lavorare in centri di ricerca a Napoli, Salerno, Foggia, Lecce, Cosenza, Catanzaro, Trapani, Catania.

Qualche esempio? Vincenzo Giambra, 38 anni, studiava le cellule maligne della leucemia all’Università di Vancuver, in Canada, ora guida un gruppo di ricerca nel centro di medicina rigenerativa Casa Sollievo della Sofferenza, a San Giovanni Rotondo, in provincia di Foggia.

Georgios Alexandrakis, 40 anni, ricercatore greco è giunto all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Napoli per proseguire il suo lavoro sulla vulnerabilità costiere delle isole minori del Mar Tirreno, finalizzato allo sviluppo di protocolli per una migliore gestione di queste zone, soprattutto in termini di monitoraggio dei rischi e di predisposizione di strumenti per la loro prevenzione.

Clara Piccinillo, 47 anni, ha riportato provette e microscopio da Porto, in Portogallo, al Cnr di Lecce, dove cerca di produrre protesi ossee in sughero, un materiale biocompatibile, sostenibile e facilmente reperibile in quella zona. Dopo anni di ricerca a Plymouth, in Inghilterra, Valentina Lauria, 37 enne siciliana, è tornata “al suo mare” per sperimentare un modello sostenibile di pesca nell’area di Mazzara del Vallo, coinvolgendo università e pescatori locali.

Anche Nunzio Iraci, 37 anni e fino a ieri impegnato al dipartimento di neuroscienze dell’Università di Cambridge, è rientrato in Sicilia con il suo progetto di ricerca: studia nuove terapie palliative per malati di Parkinson al Biometec di Catania.

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