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La provincia di Napoli a rischio idrogeologico e sismico

20 giugno 2014 | 09.32
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Seguono Reggio Calabria, Vibo Valentia e Catanzaro. Roma si piazza al quinto posto e Genova al sesto, mentre a livello di singolo comune è Castellammare di Stabia a risultare il più a rischio

La provincia di Napoli a rischio idrogeologico e sismico

E’ la provincia di Napoli quella a maggior rischio idrogeologico e sismico, seguita da Reggio Calabria, Vibo Valentia e Catanzaro. Roma si piazza al quinto posto e Genova al sesto, mentre a livello di singolo comune è Castellammare di Stabia a risultare il più a rischio. Lo rileva un’analisi, propedeutica alla messa in sicurezza del territorio, realizzata dall’Ufficio studi dell’Aitec, l’associazione italiana tecnico economica del cemento, presentato in occasione del convegno “Rigenerazione urbana - Il ruolo dell’industria del cemento nelle costruzioni del futuro”.

“La sfida culturale del futuro riguarda il dissesto idrogeologico, al quale guardare non solo come a un problema, ma come a un fattore di sviluppo - dichiara il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, a margine del convegno - l’ambiente può essere l’elemento per rilanciare sviluppo e occupazione e questo sarà un tema centrale in occasione del semestre europeo”.

Lo studio Aitec, che ha individuato la mappa delle province italiane a maggior fabbisogno di riqualificazione, si è basato su un “indicatore sintetico di rischio idrogeosismico” che combina i dati storici relativi al dissesto idrogeologico (frequenza ed effetti di frane e piene) con quelli di pericolosità sismica (frequenza ed effetti di terremoti).

“Il tema di oggi - commenta Giacomo Marazzi, presidente Aitec - è basilare per far ripartire il settore, senza dimenticare il tema del completamento delle opere infrastrutturali ferme e di quelle nuove e tutto ciò che riguarda i sistema delle opere idrogeologiche ferme a 50 anni fa”.

I disastri naturali, in costante aumento negli ultimi 15 anni, generano un costo di circa 3,5 miliardi di euro annui (fonte Ance-Cresme), sarebbe sufficiente destinare - rileva Aitec - il 20% di questa somma, pari a 700 milioni, per mettere in sicurezza i territori individuati prioritariamente, privilegiando la logica della prevenzione.

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