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Petrolio: associazioni e Comuni ricorrono a Tar, no trivelle nel Canale di Sicilia

19 settembre 2014 | 12.45
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Associazioni ambientaliste e comuni contro le trivelle nel Canale di Sicilia. Greenpeace, Wwf e Legambiente insieme a Lipu Birdlife Italia, Italia Nostra, Touring Club Italia, Legacoop Pesca Sicilia, Anci Sicilia e i Comuni di Licata, Ragusa, Scicli, Palma di Montechiaro e Santa Croce Camerina, hanno presentato un ricorso al Tar del Lazio contro il decreto 149/14, emanato dal ministro dell'Ambiente, che sancisce la compatibilità ambientale del progetto ''Off-shore Ibleo'' di Eni che prevede otto pozzi, una piattaforma e vari gasdotti al largo della costa tra Gela e Licata.

"Siamo molto soddisfatti del fatto che i comuni siciliani interessati, insieme all'Anci Sicilia, e le associazioni di categoria si siano unite a noi in questo ricorso - dichiarano le associazioni Greenpeace, Legambiente e Wwf - Dopo il vergognoso voltafaccia della Regione Sicilia e le manovre del governo per estromettere i territori da queste decisioni, è fondamentale che si crei un movimento sempre più ampio che blocchi il folle piano di Renzi di trivellare i nostri mari, per estrarre gas e petrolio che basterebbero all'Italia solo per pochi mesi".

Il progetto off-shore Ibleo "è il primo nel Canale di Sicilia ad aver ricevuto parere positivo dal ministero - fa sapere Greenpeace - Il timore è che, visti i numerosi procedimenti di Valutazione d'Impatto Ambientale (Via) in corso, si proceda nello stesso modo per tutte le altre richieste avanzate dai petrolieri nel Canale, almeno 14 al momento".

Il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti ha assicurato che la normativa italiana è la più rigorosa al mondo, ma "questa Via mostra con quanta superficialità si vuole procedere in una materia così delicata", aggiunge Greenpeace.

Il ricorso è stato promosso in un momento delicato per le scelte energetiche del nostro Paese. "Il governo ha deciso con lo Sblocca Italia di eliminare il problema alla radice, cancellando l'obbligatorietà della Via per quei progetti di estrazione off-shore posti 'in prossimità di aree di altri Paesi rivieraschi', presumibilmente anche il Canale di Sicilia, in spregio alle normative europee", commenta l'associazione ambientalista.

"Se Renzi con lo Sblocca Italia pensa di silenziare le proteste di 'quattro comitatini' si sbaglia di grosso: il folto gruppo di ricorrenti a questo ricorso dimostra oggi che associazioni e amministrazioni locali sono pronti a tutelare le vere ricchezze del nostro Paese e a opporsi con forza a questa follia nera", concludono le associazioni Greenpeace, Legambiente e Wwf.

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