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Petrolio: Basilicata a rischio, oggi tavola rotonda in Val d'Agri

19 settembre 2014 | 12.43
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Un progetto intende far passare dagli attuali 85.000 a 129.000 barili al giorno la quantità di petrolio emunto dal sottosuolo lucano, con i conseguenti maggiori impatti in termini ambientali, socio-sanitari ed economici per le comunità locali, private di ogni possibilità di incidenza nelle scelte di gestione delle risorse

Petrolio: Basilicata a rischio, oggi tavola rotonda in Val d'Agri

Una proposta di raddoppio del greggio estratto dal giacimento petrolifero della Val D'Agri, un progetto che intende far passare dagli attuali 85.000 a 129.000 barili al giorno la quantità di petrolio emunto dal sottosuolo lucano, con i conseguenti maggiori impatti in termini ambientali, socio-sanitari ed economici per le comunità locali, private di ogni possibilità di incidenza nelle scelte di gestione delle risorse.

La denuncia arriva dalle organizzazioni presenti sul territorio che organizzano l'incontro "Petrolio in Val D'Agri, parola all'informazione", oggi a Villa D'Agri.

"Nella situazione attuale non è realistico insistere sull'azzeramento totale delle operazioni di coltivazione del petrolio, ma non si può e non si deve assolutamente aumentare la produzione attuale degli idrocarburi in Regione dallo statu quo, cioè 85mila barili al giorno in Val d'Agri, in quanto tale scelta porterebbe a conseguenze nefaste sia per l'ambiente che per la salute dei cittadini", scrive il Wwf Basilicata nel documento realizzato con le associazioni che oggi organizzano la tavola rotonda (Ola, Wwf, L'Onda Rosa, Laboratorio per Viggiano e Libera Basilicata).

"Com'è noto, però, i piani nazionali e regionali sono ben altri - aggiunge Wwf Basilicata - raddoppiare la produzione in cambio di eventuali vantaggi economici per la Regione e lo Stato che attualmente importa più del 90% del fabbisogno nazionale di idrocarburi (2milioni di barili al giorno)".

"In realtà - continua l'associazione - è arduo affermare che aumentando in Italia la produzione, non solo in Basilicata, ci si può liberare dal fabbisogno energetico nazionale, in quanto nel sottosuolo abbiamo poco petrolio e di pessima qualità. A titolo di esempio si pensi che l'Iraq attualmente estrae oltre 4 milioni di barili al giorno e di buona qualità".

La concessione petrolifera ''Val d'Agri'' è estesa su 660,15 Kmq - ricordano le associazioni nel documento congiunto - ed è il risultato dell'unificazione, nel 2005, delle precedenti concessioni di coltivazione ''Grumento Nova'' e ''Volturino'' con i campi di sviluppo ''Caldarosa'' e ''Costa Molina'' autorizzati con Via (Valutazione di Impatto Ambientale) dai ministri del governo d'Alema, Edo Ronchi e Giovanna Melandri, proprio mentre le associazioni e le comunità portavano avanti, dai primi anni Novanta la necessità di salvaguardare questi territori con l'istituzione del parco nazionale Val d'Agri Lagonegrese.

Il parco nazionale oggi denominato dell'Appennino Lucano, fu inserito come area di reperimento nella legge quadro in materia di aree protette (L.394/91), la cui prima proposta di perimetrazione fu presentata da Wwf, Pro Natura e Legambiente l'11 Settembre 1993 a Viggiano, in località Fontana dei Pastori. Un parco che è stato istituito nel 2007.

"Oggi - si legge ancora nel documento - il governo Renzi si appresta ad incrementare, proprio a partire dalla Val d'Agri, le estrazioni di idrocarburi estendendole all'intera Basilicata, interessata in terra ferma da 18 istanze per permessi, 11 permessi e 20 concessioni. In Val d'Agri, in base alla cosiddetta ''risoluzione petrolifera'' votata in Consiglio Regionale l'8 Aprile 2014, si intenderebbe portare la lavorazione di greggio presso il centro olio Val d'Agri a 129mila barili al giorno".

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