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India: tribù rischia sfratto dalla Riserva delle tigri

17 ottobre 2014 | 17.13
LETTURA: 3 minuti

Lo denuncia Survival International, il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni

© Sandip Dey
© Sandip Dey

Gli indigeni che vivono all’interno di una riserva delle tigri in India vengono “minacciati” e indotti “con l’inganno” ad abbandonare la terra ancestrale nel nome della “conservazione” della tigre. Non esistono prove che la loro presenza danneggi la fauna, e la tribù chiede disperatamente di poter rimanere nella sua terra. Lo denuncia Survival International, il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni.

In settembre, fa sapere Survival International, dopo aver ricevuto promesse sul riconoscimento dei loro diritti forestali, alcuni Munda della Riserva delle tigri di Similipal, nello stato di Odisha, hanno incontrato i funzionari del Dipartimento forestale indiano. Ma gli abitanti del villaggio hanno riferito al movimento per i diritti dei popoli indigeni, che si sono sentiti “minacciati” e “costretti con l’inganno” a firmare un documento di sfratto stilato dagli agenti forestali.

Secondo le loro testimonianze, non sapevano cosa dicesse il documento (la maggior parte di loro non sa leggere o scrivere in Oriya, la lingua in cui era scritto), e solo in seguito è stato detto loro che non c’è terra disponibile in cui possano essere trasferiti.

I popoli indigeni, sottolinea Survival International, sanno prendersi cura del loro ambiente meglio di chiunque altro e il Forest Rights Act indiano riconosce il loro diritto a vivere nelle e delle foreste, e a gestirle e proteggerle. In tutta l’India, però, i popoli indigeni vengono sfrattati illegalmente dalle loro terre ancestrali nel nome della conservazione, in particolare dalle Riserve delle tigri. Oltre a subire minacce e persecuzioni, ricevono promesse di risarcimento in terra, case e denaro, ma spesso ricevono poco o nulla.

Oggi, all’interno della Riserva delle Tigri di Similipal, rimangono solo tre villaggi abitati dalle tribù Kol e Munda. Nel dicembre 2013, 32 famiglie Khadia sono state sfrattate e trasferite in un villaggio di reinsediamento fuori dalla foresta. Privati della possibilità di accedere ai prodotti della foresta e senza case adeguate, sono stati costretti a vivere miseramente sotto squallidi teli di plastica, e dipendono totalmente dagli aiuti governativi.

“Molte delle foreste indiane in cui le tigri sono sopravvissute, sono state custodite dai popoli indigeni, che sanno prendersi cura del loro ambiente meglio di chiunque altro - commenta Stephen Corry, direttore generale di Survival International - Ma ora il governo utilizza minacce e inganni per costringere i popoli indigeni ad andarsene nel nome della conservazione, lasciandoli nella miseria. Come se non bastasse, le foreste delle tribù vengono aperte ogni anno a migliaia di turisti, e il bracconaggio e il disboscamento illegale dilagano. È giunto il momento che l’industria della conservazione si schieri contro questa ingiustizia".

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