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Ambiente: 130 riserve gestite dal Cfs, baluardo di biodiversità

22 ottobre 2014 | 13.07
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Ospitano il 20% delle specie vegetali e 18 specie di mammiferi a rischio estinzione in Italia, ma sono anche i 'laboratori verdi' per progetti di ricerca e tutela degli ecosistemi

Ambiente: 130 riserve gestite dal Cfs, baluardo di biodiversità

Un totale di 130mila ettari di superficie che ospitano il 20% delle specie vegetali considerate a rischio di conservazione in Italia, 18 specie di mammiferi a rischio estinzione tra cui orso, lupo, lontra, stambecco e lince, e in cui nidifica il 70% delle 188 specie protette di uccelli. E' il bilancio di un vero e proprio scrigno di biodiversità, quello rappresentato dalle 130 riserve naturali gestite dal Corpo forestale dello Stato che contribuiscono, insieme al sistema di aree protette statali e locali, a fare dell'Italia il Paese con la più alta biodiversità in Europa.

La gestione da parte della Forestale è di tipo conservativo e non persegue alcun interesse economico e garantisce la massima tutela non solo dal punto di vista faunistico, ma anche dal punto di vista floristico ospitando quel 20% di specie vegetali considerate a rischio di conservazione in Italia. Per quanto riguarda l'avifauna, poi, delle 188 specie protette, ben 61, ovvero il 70% nidificano all'interno di queste aree. Le zone umide della Puglia (Margherita di Savoia, Lesina, Frattarolo) e del Circeo (Fogliano e Caprolace) danno rifugio mediamente ogni anno a circa 90mila uccelli acquatici.

Tutela ma non solo. In queste aree il Corpo Forestale dello Stato svolge diversi progetti, dall'allevamento dei cavalli nelle riserve naturali statali (sempre con l'obiettivo di salvaguardarne la biodiversità) attraverso 7 Centri di selezione equestre per la conservazione delle razze italiane (uno in Basilicata, uno in Calabria, uno in Puglia, tre in Toscana e uno in Veneto), alla ricerca.

In tutte le riserve statali, infatti, la Forestale realizza progetti di ricerca specifici per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio floristico e faunistico del territorio italiano. Tra questi, il progetto Life di Montecristo, nato per contrastare la diffusione del ratto nero e combattere l'ailanto, specie invasiva che deve essere eradicata completamente dall'isola per evitare la modifica delle caratteristiche ecologiche del territorio e consentire lo sviluppo della vegetazione autoctona tipica costituita dal bosco di leccio.

Poi ci sono il progetto di monitoraggio e salvaguardia degli insetti saproxilici (cioè legati al legno morto) che prevede l'eliminazione delle specie forestali aliene; i progetti di conservazione degli ecosistemi costieri; gli interventi di reintroduzione di specie a rischio estinzione o per il ristabilimento di catene alimentari, come quello della conservazione della lince nella Foresta di Tarvisio o della lontra nelle zone del centro-sud, la reintroduzione del grifone in Abruzzo o la salvaguardia del capovaccaio nelle riserve statali della Basilicata, Calabria e Puglia.

Senza dimenticare i Centri per lo studio e la conservazione della biodiversità forestale: il Centro di Bosco Fontana (Verona), i Centri di Pieve Santo Stefano (Arezzo) e di Peri (Verona), specializzati nella conservazione del genoma forestale, contribuiscono alla salvaguardia di oltre 200 specie arboree ed arbustive presenti nei vari ecosistemi forestali del territorio nazionale.

Due di queste riserve poi si sono o meritate il Diploma del Consiglio d'Europa per l'ambiente: la Riserva naturale integrale di Sasso Fratino, istituita dal Corpo forestale nel 1959 e la Riserva biogenetica Isola di Montecristo, istituita nel 1971. Un riconoscimento all'importante ruolo di tutela svolto, a cui però si affianca anche quello di sensibilizzazione e informazione: sono oltre 500mila i visitatori che ogni anno affollano le riserve naturali statali, ricorda il Corpo Forestale, tra visitatori occasionali, visitatori più attenti e informati e studenti.

La rete di gestione delle Riserve statali da parte del Corpo forestale dello Stato è inoltre essenziale per superare la frammentazione geografica e amministrativa delle aree protette italiane, grazie a un unico centro decisionale, l'Ufficio centrale per la Biodiversità, preposto al coordinamento delle attività dei Centri nazionali per lo studio e la conservazione della biodiversità forestale da cui dipendono i 28 Uffici Territoriali per la Biodiversità.

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