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Concordia: sindaco Giglio, mantenere barriere sommerse per tutela ambiente

27 novembre 2014 | 16.52
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Gli esperti confermano il no alla rimozione e chiedono di riaprire dialogo con ministero Ambiente. nel mondo tanti casi di strutture subacquee che si sono trasformate in risorse.

Concordia: sindaco Giglio, mantenere barriere sommerse per tutela ambiente

"Mantenere le strutture d’acciaio subacquee realizzate per il recupero della Concordia non è un regalo ai gigliesi, è per l’ambiente". Così il sindaco del Giglio Sergio Ortelli dopo gli interventi dei biologi e degli esperti di scienze ambientali che all’Acquario di Genova hanno partecipato al convegno “Barriere artificiali sommerse, risorse per l’ambiente, ricchezza per l’economia”, organizzato dall’ Accademia Internazionale di Scienze e Tecniche Subacquee.

Il ministero dell’Ambiente si è espresso due volte a favore della rimozione, nell’imminenza dell’incidente e nel 2014, ma oggi nella comunità scientifica molti sono i pareri a favore del mantenimento. Sul fondo del Giglio si trovano attualmente sei piattaforme di acciaio e cemento e 11 anchor block realizzati per ancorare la nave al fondale. “Il sì dei biologi – aggiunge Ortelli – conferma che lasciare le strutture aiuta l’habitat, rendendo l’area il luogo della memoria e creando un volano per il turismo subacqueo”.

Secondo Riccardo Cattaneo-Vietti, professore ordinario di Ecologia all’Università Politecnica delle Marche, "l’Italia ha la possibilità di ritrovarsi, senza alcun costo, una barriera artificiale già costruita e posizionata. Un’opportunità fortuita, offerta dalle piattaforme subacquee costruite all’Isola del Giglio su cui è stato posizionato il relitto della Concordia, prima di procedere al suo rigalleggiamento. Demolire queste strutture, oltre all’evidente costo, può essere ancora una volta una fonte di inquinamento per quelle acque. A questo punto, è meglio lasciar fare alla natura”.

"Dal punto di vista biologico non esistono incertezze - aggiunge Giandomenico Ardizzone, professore Ordinario di Ecologia alla Sapienza di Roma e consulente per il piano ambientale all’Isola del Giglio - I substrati sono idonei perché il metallo è facilmente colonizzabile e riesce a compensare la perdita di habitat causata dal naufragio e dai lavori necessari per la rimozione, la fruibilità dell’area è idonea per le immersioni e per la pesca, i gigliesi hanno una percezione positiva del mantenimento delle strutture".

Per contro, perché la permanenza possa essere autorizzata, "è indispensabile – continua Ardizzone - un’attenta valutazione della capacità di durata delle strutture, nate per durare un periodo limitato, quindi individuare il soggetto responsabile della manutenzione e della gestione, con gli oneri che ne derivano".

La proposta di smantellare tutto e di riportare il fondale “alle origini”, una volta rimossa la Concordia, fu fatta sull’onda dell’emergenza e di un protocollo firmato senza sapere quali sarebbero stati i sistemi di recupero da utilizzare e le relative strutture da mettere a mare. A questo punto – chiedono gli esperti - la decisione da prendere deve essere invece valutata con grande ponderazione perché la scelta di smantellare le piattaforme di acciaio che hanno sostenuto la Concordia fino al suo rigalleggiamento potrebbe arrecare ulteriori danni ambientali invece di restituire il fondale nelle condizioni originarie.

Sul tema delle barriere sommerse esistono nel mondo diversi approcci. In Giappone, dove si concentra il 90% di quelle esistenti le barriere vengono costruite e sommerse per la pesca professionale, negli Stati Uniti sono considerate una risorsa per il turismo subacqueo.

A distanza di cinquant’anni dall’incidente, le lamiere contorte del Paguro in Adriatico ospitano straordinarie quantità di pesce, sciami di spigole di grandi dimensioni, orate, grandi predatori e grandi quantità di filtratori – spugne, anemoni gioiello, ofiure – e intorno ci sono tursiopi e tartarughe. L’effetto, non secondario, è di mitigare gli effetti negativi della pesca a strascico. Nel 1995 il Paguro è stato riconosciuto zona di tutela biologica e dal 2012 è Sito di Interesse Comunitario.

Poi c'è il caso Haven, la petroliera che nel 1991 bruciò al largo di Arenzano disperdendo decine di migliaia di tonnellate di greggio. Oggi il sito è diventato un paradiso per tutti gli appassionati di subacquea. Il tonno è stanziale da maggio a ottobre e si contano 20mila immersioni regolamentate all’anno con un indotto di circa 300 posti di lavoro.

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