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Acqua: per 98% italiani è un problema ma ancora lontano

12 marzo 2015 | 14.57
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L’impatto sulla vita di tutti i giorni (62%; -11%) o sul proprio Paese (77%; -6%) li impensierisce meno di quanto avvenga nel resto del mondo. Lo rileva un sondaggio condotto da Dnv Gl – Business Assurance e dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale (Unido)

Acqua: per 98% italiani è un problema ma ancora lontano

Per il 98% degli italiani la disponibilità d’acqua è uno dei principali problemi del pianeta, anche se ancora non sembra preoccuparli da vicino. L’impatto sulla vita di tutti i giorni (62%; -11%) o sul proprio Paese (77%; -6%) li impensierisce meno di quanto avvenga nel resto del mondo. È quanto emerge da un sondaggio internazionale condotto dall’ente di certificazione internazionale Dnv Gl – Business Assurance e dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale (Unido), con il supporto della società di ricerca Gfk Eurisko.

Lo studio ha coinvolto 1907 professionisti di aziende operanti in diversi settori in Europa, Nord America, Centro Sud America e Asia. In linea con una sensibilità europea (65%) inferiore alla media mondiale (70%), solo il 57% delle aziende italiane ritiene che le problematiche relative all’acqua possano avere un impatto sulle proprie strategie di business e il 40% dichiara di non essere informato sulla legislazione specifica in materia di acqua. Qualcosa però inizia a muoversi anche in Italia.

Un'azienda su 3 ha già una policy per il water management e una su 4 si pone degli obiettivi specifici, soprattutto per favorire la riduzione dei consumi (50%), aspetto che, non solo in Italia ma in tutto il mondo, conta più della tutela delle risorse idriche. Tra le iniziative più comuni intraprese dalle imprese figurano attività legate alla misurazione (21%) e all’efficienza dei consumi (17%).

Non si è ancora passati veramente all’azione: darsi degli obiettivi concreti per risolvere le problematiche legate alla disponibilità di acqua (12%; - 10%), coinvolgere il top management (9%; -9%) o stabilire funzioni dedicate (6%; -8%) è molto meno diffuso rispetto a quanto avviene nel resto del mondo. A spingere le aziende a occuparsi di water management non sono i clienti (2%) o gli altri stakeholder (5%) ma più semplicemente il rispetto di leggi e normative o delle politiche interne (22%).

Nonostante un’attenzione diffusa per l’efficienza dei consumi, tra le motivazioni, gli aspetti economici (ad esempio riduzione delle spese) pesano la metà rispetto al resto del mondo (12%; -12%), probabilmente per via di costi non proibitivi. Interrogate sui principali ostacoli al progresso in materia di risorse idriche, le aziende italiane hanno identificato nella mancanza di consapevolezza (18%) un impedimento più forte delle ristrettezze economiche (15%). Quanto al futuro, l’intenzione è quella di impegnarsi di più.

Le imprese italiane continueranno a focalizzarsi su attività legate alla misurazione (+9% rispetto al presente) e all’efficienza dei consumi (+13%) ma ci si concentrerà anche su iniziative più complesse come la formazione dello staff (+18%) o gli assessment (+10%) sulla gestione delle risorse idriche. Il 32% delle aziende italiane si dichiara intenzionata ad aumentare i propri investimenti in materia di water management nei prossimi cinque anni.

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