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Clima: per Australia target riduzione Co2 troppo modesto

12 agosto 2015 | 10.43
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Il Primo Ministro australiano Tony Abbott (Infophoto)
Il Primo Ministro australiano Tony Abbott (Infophoto)

Un obiettivo, per la riduzione delle emissioni di Co2 al 2030, decisamente modesto rispetto alla maggior parte delle altre economie avanzate. Ad annunciarlo, il primo ministro Tony Abbott: entro il 2030 l'Australia ridurrà le emissioni di carbonio dal 26 al 28% rispetto ai livelli del 2005.

Insomma, l'Australia fa peggio dell'Europa, ma meglio di Giappone, Corea e Cina, come ha evidenziato lo stesso Abbott che ha parlato di "un target solido, economicamente responsabile ed ecologicamente sostenibile".

Eppure, l'obiettivo del governo australiano post-2020 è ben al di sotto di quanto, secondo la maggior parte degli esperti in materia di clima, sarebbe necessario fare per limitare il riscaldamento globale entro i 2°C al di sopra dei livelli pre-industriali.

Un obiettivo, quello australiano, che contrasta con quanto richiesto sia dall'Autorità del Governo per i Cambiamenti Climatici (che aveva raccomandato entro il 2030 un taglio dal 40 al 60% rispetto ai livelli del 2000) sia dal Climate Institute (-45% rispetto ai livelli del 2005 entro il 2025).

Per fare qualche paragone con altri target di riduzione, basta pensare che l'Unione europea punta a una riduzione di 40% delle emissioni, rispetto ai livelli del 1990, entro il 2030; gli Stati Uniti hanno fissato un obiettivo tra il 26 e il 28% rispetto ai livelli del 2005, entro il 2025; la Cina punta a ridurre le emissioni per unità di prodotto interno lordo dal 60 al 65% rispetto ai livelli del 2005, entro il 2030; il Giappone ha fissato un obiettivo del 25% rispetto ai livelli del 2005 entro il 2030; il Canada, -30% entro il 2030.

Secondo il Climate Institute, l'Australia è responsabile per l'1,4% delle emissioni globali, ma ha la più alta percentuale di emissioni pro capite nei Paesi Ocse, principalmente a causa della dipendenza energetica del Paese dal carbone.

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