Se l'Artico vuole resistere al cambiamento climatico deve abbracciare un modello sostenibile. Questa la richiesta del Wwf a termine dell'ultima Conferenza sulla leadership globale in Artico (Glacier) convocata dagli Stati Uniti. Un meeting a cui ha partecipato anche l'Italia, come Paese osservatore, e terminato con la richiesta da parte degli Stati artici di più ricerche sugli impatti del cambiamento climatico in Artico e maggiori investimenti nelle soluzioni low carbon.
“Per dare un futuro all’Artico bisogna costruire una comunità resiliente, capaci di reagire agli effetti del cambiamento climatico facendo affidamento su energie pulite e nuovi posti di lavoro, proteggendo la natura e i paesaggi, salvaguardando la cultura e la prosperità delle comunità artiche - ha commentato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed energia del Wwf Italia - le trasformazioni che stanno avvenendo nelle regioni artiche a partire dagli anni ’60 hanno un’influenza sul clima di tutto il Pianeta, in un vortice di meccanismi di feedback positivi che accelerano la fusione dei ghiacci e del permafrost, liberando nuove riserve di carbonio sotto forma sia di metano che di CO2. Vedere in tutto questo solo un’occasione per trivellare e liberare nuove riserve fossili sarebbe folle".
“Quest’anno a marzo la massima estensione della superficie marina ghiacciata invernale è stata di 14.280 milioni di km quadrati, la più bassa delle massime estensioni invernali da quando esistono le registrazioni satellitari (1979)", ha sottolineato Gianfranco Bologna, direttore scientifico del Wwf Italia, che ha ricordato come la fusione dei ghiacci abbia effetti negativi anche per le specie animali, citando il caso di alcuni affollamenti di massa di migliaia di trichechi sulle coste. "È necessario esercitare un controllo nel settore dei trasporti navali - ha concluso Bologna - bandendo l’uso dei combustibili più inquinanti e promuovendo lo sviluppo sostenibile con la salvaguardia del delicato equilibrio della Regione".
