Comuni, aziende di igiene urbana pubbliche e private che avviano a riciclo i rifiuti raccolti in maniera differenziata: sono i soggetti che praticano la cosiddetta "economia circolare", formula di cui si parla molto in sede comunitaria, che sarà oggetto di una direttiva il prossimo anno, e che tanti soggetti praticano ogni giorno in Italia. "E' un gruppo che muove un'economia importante sul territorio e che oggi purtroppo non ha una rappresentanza istituzionale e politica", dice all'Adnkronos Stefano Ciafani, vice presidente nazionale di Legambiente, a margine del Forum Rifiuti.
Nessuna rappresentanza, dunque, e "questo vale per il governo - continua Ciafani - non c'è una rappresentanza in Parlamento; non c'è una rappresentanza nelle Regioni e non c'è una rappresentanza, per l'economia circolare, nelle associazioni di categoria italiane. Non c'è bisogno di un 'partito dell'economia circolare' - sottolinea - ma c'è bisogno di tenere ben presenti le esigenze di una parte importante della manifattura italiana che ricicla i rifiuti raccolti in modo differenziato nei Comuni, ma fino ad ora non abbiamo visto nessuno che se ne occupa".
"Legambiente - annuncia Ciafani - vuole scendere in campo per aiutare aziende, comuni e consorzi che oggi non sanno a quale santo affidarsi". A preoccupare l'associazione, è la 'latitanza' dell'annunciato Green Act, che ancora non ha visto la luce e del quale non si conoscono contenuti né tempi. Ma "il Green Act non è l'unico atto che questo governo non ha prodotto - sottolinea Ciafani - si deve partorire finalmente un decreto sulla tariffazione puntuale dei rifiuti per far pagare meno chi produce meno rifiuti e chi ricicla di più. Questo - conclude - dovrebbe essere il primo articolo del Green Act del ministero dell'Ambiente".
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