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Petrolio: referendum no triv, si vota per durata attività entro 12 miglia /Focus

25 marzo 2016 | 14.24
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(Fotogramma)
(Fotogramma)

Il 17 aprile gli italiani vanno alle urne per decidere sulle trivellazioni, ovvero le operazioni in mare per la ricerca e l’estrazione di idrocarburi, tra cui petrolio e gas. Il quesito è uno solo: agli aventi diritto si chiede, in sintesi, se intendano abrogare il comma 17 dell'articolo 6 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152 (Norme in materia ambientale), alle seguenti parole: "per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale". (Lo speciale - Video)

Che significa? Intenzione dei proponenti è quella di impedire la ricerca e l’estrazione di gas e petrolio entro le 12 miglia marine (escluse, di conseguenza, le attività oltre tale limite) dalle coste italiane senza limiti di tempo ("per la durata di vita utile del giacimento"). E, quindi, di obbligare le aziende del settore a operare fino alla durata della concessione e non oltre, fermo restando che già oggi le società petrolifere non possono più richiedere nuove concessioni entro le 12 miglia.

Questo il punto, l’unico ‘sopravvissuto’ al vaglio della Cassazione e, poi, della Corte Costituzionale tra i sei quesiti promossi da 10 regioni (Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania, Molise e Abruzzo che ha poi lasciato la campagna referendaria). In pratica, la Corte Suprema ha bocciato cinque quesiti sulla base delle novità in materia introdotte dal governo con la Legge di Stabilità 2016. Poi, è stato respinto il ricorso di 6 Regioni davanti alla Consulta per conflitto di attribuzione su due referendum (pianificazione delle attività estrattive e prorogabilità dei titoli abilitativi).

Niente da fare per la richiesta di ambientalisti, promotori e M5S per un ‘election day’ che accorpasse il referendum con la tornata delle amministrative. Dunque si voterà nella giornata del 17 aprile per le sole trivellazioni: necessario, affinché, il voto popolare sia valido il raggiungimento del quorum, cioè della maggioranza degli aventi diritto e quella dei voti validamente espressi (art. 75 della Costituzione). Il corpo elettorale è di oltre 47 milioni di persone, cui vanno aggiunti gli oltre 4 milioni residenti all’estero.

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