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Energia: comparto italiano cresce, ma soprattutto all’estero/Focus

16 giugno 2016 | 15.08
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Crescono le aziende italiane delle rinnovabili, ma soprattutto all’estero. Secondo l’Irex Annual Report 2016, nel 2015 le imprese hanno investito quasi 10 miliardi “ma la parte prevalente, circa i due terzi dei nuovi impianti, è stata realizzata fuori dall’Italia”, spiega all’Adnkronos Alessandro Marangoni, Ceo di Althesys, società che cura il rapporto annuale sulle tendenze e le strategie del comparto.

Una tendenza che riguarda tanto i grandi gruppi quanto le medie imprese, che investono soprattutto in America Latina, Africa e in parte in Europa. E in Italia? “Il settore cresce meno – spiega Marangoni – un po’ perché il mercato si sta saturando, ma anche perché mancano alcuni indirizzi strategici chiari”.

E’ quindi sul mercato estero che le imprese italiane, con il lorio bagaglio di tecnologie e know how, danno il meglio. “Nello sviluppo tecnologico l’Italia sta cominciando a capitalizzare i soldi spesi negli anni scorsi negli incentivi, sviluppando la capacità di realizzare impianti all’estero ma anche una filiera tecnologica italiana. Spesso – continua Marangoni - si tratta di nicchie specialistiche: penso al mini idroelettrico, ai sistemi di gestione intelligente di energia, alle piattaforme di monitoraggio e gestione remota degli impianti, al tema delle smart grid e smart mobility”.

La rotta, comunque, è tracciata a livello globale e l’indirizzo è quello di un sistema energetico sempre più sostenibile e flessibile, “il che non vuol dire che dovremo necessariamente andare verso uno scenario ‘100% rinnovabili’, ma verso un mix equilibrato di diverse soluzioni con reti avanzate, sistemi di storage, tecnologie flessibili, sia rinnovabili che tradizionali”.

In questo scenario il gas è destinato ad avere un ruolo da protagonista. “Tra le fonti tradizionali è certamente quella a minor impatto ambientale ed è quella che permette impianti flessibili per rispondere alle fluttuazioni della domanda e anche della produzione delle rinnovabili, un po’ meno programmabili”.

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