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Ambiente: Cnr, traffico e riscaldamento principali inquinanti Acerra e Campania

14 luglio 2016 | 13.40
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Ricadute al suolo ampiamente inferiori ai limiti di legge o alle soglie di attenzione fissate dalla normativa vigente per la tutela della qualità dell’aria. E' il risultato dello studio che, per la prima volta, descrive lo stato complessivo dell’atmosfera del territorio di Acerra e più in generale della Campania, valutando nello specifico il contributo del termovalorizzatore.

La ricerca, presentata oggi in occasione del convegno "Ambiente e industria possono convivere?" organizzato dal Nimby Forum a Roma, ed è stato condotto da Isafom (Istituto Sistemi Agricoli e Forestali Mediterranei) del Cnr, in accordo con Comune di Acerra e Regione Campania e in adempimento a quanto richiesto in sede di Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia).

Ed ecco quanto rileva la ricerca nel dettaglio. Per il biossido di azoto, lo studio indica zone di superamento del limite annuale di protezione della salute dovuto in maniera dominante alle emissioni da traffico: il contributo massimo del termovalorizzatore di Acerra è inferiore allo 0,75% del valore limite.

Per il particolato, i valori massimi di ricaduta dei quattro comparti più rilevanti (trasporto su strada, trasporto marittimo e aeroportuale, riscaldamento ed industria) sono confrontabili tra loro, compresi tra il 40 ed il 57% del valore limite, sebbene occorrano in punti diversi del territorio considerato. Le concentrazioni dovute al termovalorizzatore di Acerra sono ovunque inferiori allo 0.1% del valore limite. Per questo inquinante resta da quantificare l’apporto delle sorgenti non ufficialmente censite e delle combustioni incontrollate all’aria aperta, potenzialmente rilevanti.

Per i microinquinanti, il termovalorizzatore di Acerra, nel punto di massima ricaduta dell'intero dominio esaminato, contribuisce in misura inferiore allo 0.2% rispetto ai valori limite per i metalli. Per gli Ipa (idrocarburi policiclici aromatici), rispetto ai quali l'unica criticità nell’area in esame è legata al riscaldamento civile a causa della combustione di biomassa, l'impatto del termovalorizzatore è di 1.000 volte inferiore al limite riferito al solo benzo-a-pirene. Per le diossine, l'impatto del termovalorizzatore è 100.000 volte inferiore (5 ordini di grandezza) rispetto al valore guida suggerito dall'Oms.

L'indagine, estesa sia ai macroinquinanti (Nox, Co, So2, Pm10, Pm2.5) che ai microinquinanti (Ipa, metalli e diossine), ha consentito una quantificazione comparata degli apporti delle diverse fonti emissive alla qualità dell’aria. Le emissioni da traffico rappresentano il fattore di maggior pressione, in particolare a sud di Acerra, nell'area metropolitana di Napoli e in corrispondenza della fitta rete stradale che attraversa il dominio “locale”. Importanti sono pure le emissioni da riscaldamento, del porto di Napoli e di alcune industrie, mentre molto contenuto è il contributo dovuto alle emissioni del termovalorizzatore.

Lo studio condotto dal Cnr spinge il livello di analisi sull’impatto ambientale del termovalorizzatore di Acerra ben oltre quanto prescritto in sede di Aia. Si tratta del primo studio di questo genere nell’area: la ricerca descrive in maniera esaustiva la qualità dell’aria locale, contestualizzando quanto incide il termovalorizzatore e, nel contempo, quanto impattano le altre fonti di emissioni presenti nel medesimo territorio (trasporti, riscaldamento, edifici, industrie…). In questo senso, l’impianto di Acerra viene inquadrato come sorgente, nel più ampio contesto delle emissioni che insistono sul territorio.

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