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Animali: tartaruga liuto soccorsa al centro Wwf di Lampedusa, ma non ce la fa

04 agosto 2016 | 16.54
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Animali: tartaruga liuto soccorsa al centro Wwf di Lampedusa, ma non ce la fa

Un gigantesco esemplare di tartaruga liuto (123 cm per almeno 200 kg di peso) è stato consegnato dal peschereccio Carlotta di Porto Empedocle al Centro Recupero Tartarughe Marine di Lampedusa del Wwf, nella notte tra mercoledì e giovedì. Nonostante i tentativi di tenerlo in vita, l'animale non ce l'ha fatta probabilmente a causa della cosiddetta 'malattia da decompressione'.

Nel sangue della tartaruga, infatti, il professor Di Bello del Dipartimento di Medicina Veterinaria dell'Università di Bari, che ha messo a punto innovative tecniche di chirurgia per estrarre ami e lenze, ha trovato bolle di ossigeno. "Questa sindrome è stata per la prima volta identificata da due giovani veterinari spagnoli e da allora il prof. Di Bello studia ogni singolo caso. Con tutta probabilità, anche se dobbiamo aspettare l'esito della necropsia - sottolinea Daniela Freggi, direttrice del centro del Wwf - la giovane liuto, di solo 10-15 anni è incappata nella rete a strascico, ma non ha retto il repentino passaggio dalle grandi profondità marine, con relativa pressione, alla superficie: sarebbe stato necessario, per salvarla, la presenza a bordo di una camera iperbarica".

Ora gli esperti stanno cercando di raccogliere tutti i dati necessari per conoscere quanto più possibile la biologia di questo raro animale che entra nel Mediterraneo appena nato e dopo aver raggiunto la maturità ritorna nell'Atlantico.

E' la seconda volta che il Centro di Lampedusa riceve dai pescatori una tartaruga liuto, vero e proprio gigante della famiglia dei cheloni che può raggiungere i 900 kg di peso, consumando prevalentemente meduse. La prima volta accadde nell'estate del 2014: in quell'occasione un amo si era conficcato in una pinna ma l'animale era forte e dopo due giorni di convalescenza, con centinaia di visitatori in fila per osservare in silenzio, fu rimesso in libertà.

"Il dispiacere per non essere riusciti a salvare la vita di questa giovane gigante dei mari si mitiga un po' nel riconoscere di avere assistito ad una vera e propria gara di solidarietà: i pescatori hanno fatto il possibile per soccorrere la povera tartaruga, issarla a bordo e poi assisterla e trasportarla nel modo migliore. I volontari del centro, che in estate uniscono vacanza a impegno ambientalista, hanno aiutato nella raccolta scientifica dei dati", conclude la biologa Freggi.

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