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Sostenibilità: Oxfam, omicidi e sfratti a danno delle popolazioni indigene

26 settembre 2016 | 15.42
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(Xinhua)
(Xinhua)

"Il diritto alla terra per gran parte dei popoli indigeni e le comunità di piccoli agricoltori è sempre più un miraggio. In milioni sono costretti con la forza a lasciare la propria casa, mentre nel mondo si registra che un’estensione di terra pari alla Germania è stata messa in vendita nel totale disprezzo dei loro diritti". A rivelarlo è il nuovo rapporto di Oxfam, 'Custodi della terra, difensori del nostro futuro', realizzato in collaborazione con la Land Matrix Initiative e presentato oggi a Terra Madre nell’ambito della campagna Land Rights Now.

"Il 75% delle oltre 1.500 transazioni fondiarie, indagate negli ultimi 16 anni - sottolinea Oxfam - riguarda contratti relativi a progetti già in fase di realizzazione; ma il dato più preoccupante è che il 59% di queste riguarda terre comuni rivendicate da popoli indigeni e comunità di piccoli agricoltori, la cui titolarità alla terra è scarsamente riconosciuta dai governi. Solo in rari casi si è stabilito un dialogo preventivo con le comunità, mentre più spesso, e tragicamente, si è fatto ricorso alla violenza estrema che ha portato a omicidi e sfratti indiscriminati in moltissimi villaggi. Una prassi che, dalle osservazioni sul campo, sembra diventare la norma".

"Stiamo entrando in una fase nuova della corsa globale alla terra, più pericolosa - ha detto Roberto Barbieri, direttore generale di Oxfam Italia - La frenetica compravendita di milioni di ettari di foreste, coste e terreni coltivati, in molti Paesi poveri, porta a omicidi e sfratti delle popolazioni indigene. Un vero e proprio etnocidio. Gli accordi e i progetti realizzati sulla terra che viene accaparrata avvengono nel totale disprezzo del consenso delle comunità locali che lì vivono da sempre. Occorre intervenire con urgenza in questo quadro destinato a generare conflitti sempre più sanguinosi".

Ai 2,5 miliardi le persone appartenenti ai popoli indigeni che abitano più di metà della Terra formalmente vengono riconosciuti titoli di proprietà soltanto per un quinto di essa. Un’emergenza che continua a peggiorare col passare del tempo e che - evidenzia il report - è sempre più inestricabilmente legata alla lotta alla fame così come alla tutela della biodiversità e alla lotta ai cambiamenti climatici.

Ecco perché Oxfam, attraverso la campagna Land Rights Now, lancia un appello ai governi dei diversi Paesi coinvolti, affinché la quantità di terra formalmente posseduta dalle comunità indigene raddoppi entro il 2020.

"Privare milioni di persone della terra su cui hanno vissuto per intere generazioni rappresenta un attacco alla loro identità culturale, oltre che alla loro dignità e alla loro sicurezza - continua Barbieri - Salvaguardare il loro diritto alla terra è essenziale per affrontare in maniera decisa il problema della fame, della disuguaglianza e del cambiamento climatico. Per questo motivo è necessario che i governi se ne facciano carico il prima possibile".

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