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Clima: Valentini (Cmcc), il ruolo delle foreste contro i cambiamenti

28 novembre 2016 | 13.59
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 - (Foto Fotolia)
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Saranno le foreste a giocare un ruolo fondamentale nel raggiungimento dell’obiettivo ‘zero emissioni’ al 2050 e nel perseguire, dopo quella data, il trend negativo che può essere avviato solo ‘catturando’ carbonio. Perché le foreste “assorbono il 40% delle nostre emissioni di gas serra a livello globale. Solo in Italia, assorbono circa 90 milioni di tonnellate di Co2”. Insomma, “assorbono più Co2 di quanto non facciano gli oceani e il loro terreno cattura 3-4 volte più carbonio degli altri”. Lo spiega Riccardo Valentini, Strategic Manager della Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici e docente dell’Università della Tuscia, in occasione dell’incontro “Cambiamenti climatici e settore agroforestale”, oggi alla Fao.

Da una parte c’è l’agricoltura “responsabile del 20% delle emissioni di gas serra”; dall’altra, le foreste che sono “elementi positivi perché assorbono l’anidride carbonica, che è il gas serra che produce il riscaldamento globale", spiega Valentini. Un ruolo tanto più importante quanto più si considera “insufficiente l’obiettivo dei 2C° che metterebbe comunque in pericolo le isole del Pacifico, la regione mediterranea e il sistema agroalimentare andando a impattare su colture quali mais e grano con cali del 17% della produzione”.

Bisogna, quindi, “mettere insieme questi due mondi: agricoltura e foreste – sottolinea Valentini - Il fatto che circa 120 Paesi abbiano dato ad agricoltura e foreste un ruolo centrale nei propri impegni nell’ambito dell’accordo di Parigi, è un fatto positivo. Ora si tratta di passare dalle parole ai fatti e cominciare a mettere in campo politiche che vadano nella direzione dell’agricoltura sostenibile e della forestazione riportando il verde dove lo abbiamo distrutto e nelle città”.

Molto, poi, si può fare ‘dal basso’, perché “il cambiamento climatico non è più solo una questione di energia, ma le emissioni di gas serra fanno parte della nostra vita quotidiana - aggiunge - I cittadini hanno una grande forza: possono cambiare l’economia, possono decidere di comprare alcune cose invece di altre, avere uno stile di vita invece di un altro e a queste scelte l’economia si deve adattare perché siamo noi a creare il mercato. Se abbiamo un po’ di coscienza di questo potere, forse davvero possiamo cambiare il mondo”.

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