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Acqua: senza accesso alla risorsa 1 persona su 8 nel mondo

06 dicembre 2016 | 12.52
LETTURA: 6 minuti

Acqua: senza accesso alla risorsa 1 persona su 8 nel mondo

Ancora oggi ben 748 milioni di persone nel mondo (1 su 8) vivono senza accesso all’acqua potabile; 2,5 miliardi sono prive di servizi igienico-sanitari a causa di guerre e catastrofi naturali. E il quadro umanitario continua a peggiorare: uomini, donne e bambini colpiti da guerre che devastano da anni Paesi come Siria, Iraq, Yemen, Sud Sudan, o che hanno costretto altri 9 milioni di persone a cercare salvezza dagli attacchi di Boko Haram nell’area intorno al bacino del lago Ciad, tra Nigeria, Niger e Ciad.

Guerre, spesso dimenticate, a cui si sommano gli effetti di catastrofi naturali che a causa dei cambiamenti climatici si stanno moltiplicando, abbattendosi su aree del pianeta già poverissime come Haiti o il Sudan. A tracciare il drammatico quadro è il nuovo report di Oxfam "#Savinglives: emergenza acqua", diffuso oggi.

“In queste aree di crisi dove Oxfam è al lavoro ogni giorno, intervenire tempestivamente per garantire acqua pulita, servizi igienici e sanitari, o un riparo, può fare la differenza tra la vita e la morte per intere famiglie, spesso costrette a lasciarsi tutto alle spalle e a ricominciare da zero in un altro Paese – spiega Riccardo Sansone, coordinatore umanitario di Oxfam Italia - A oggi abbiamo raggiunto oltre 13,7 milioni di persone nelle più gravi emergenze del pianeta, ma dobbiamo e possiamo fare di più”.

In Siria e Iraq oltre 20 milioni di persone senza acqua e cibo

Dopo quasi 6 anni di conflitto, in Siria 13,5 milioni di persone dipendono dagli aiuti umanitari; tra queste, 3 milioni hanno accessi insufficienti a cibo e acqua pulita. Oltre 4 milioni gli sfollati interni e circa 4,8 milioni i rifugiati che hanno cercato salvezza in Libano e Giordania, Turchia, Iraq, Egitto. E mentre ogni giorno quasi 7mila siriani sono costretti a lasciare il proprio Paese, ad Aleppo est oltre 275mila persone restano sotto i bombardamenti, con scorte di cibo e acqua in esaurimento.

Dall’inizio dell’offensiva, la popolazione ha avuto un accesso intermittente all’acqua pulita attraverso la rete pubblica, potendo contare unicamente su rifornimenti da pozzi e camion, con il rischio di bere e usare acqua sporca e contaminata. Oxfam, attraversando le zone di conflitto da Aleppo ovest (controllata dal governo) ad Aleppo est (sotto il controllo delle forze di opposizione), è riuscita a installare un generatore, garantendo così acqua pulita a tutta Aleppo.

Altrettanto grave l’impatto umanitario del conflitto in Iraq, dove l’offensiva in corso per la riconquista di Mosul all’Isis, potrebbe generare centinaia di migliaia di profughi, facendo salire a oltre 10 milioni, metà dei quali bambini, il numero di persone che hanno un disperato bisogno di aiuto. Per far fronte all’emergenza, Oxfam è al lavoro nell’area per riuscire a garantire entro la fine di dicembre acqua e servizi essenziali ad almeno 60mila sfollati, che si stanno rifugiando nei campi profughi per sfuggire al conflitto.

I conflitti dimenticati in Yemen, Africa occidentale e Sud Sudan

Ma esistono anche conflitti ignorati quanto devastanti: in Yemen la guerra iniziata a marzo 2015 ha generato una crisi umanitaria in cui la metà della popolazione (14,1 milioni di abitanti) ha scarso o nessun accesso a cibo e acqua; in Africa occidentale, intorno al lago Ciad, 9 milioni di persone sono in fuga da Boko Haram; in Sud Sudan la guerra civile ha generato oltre 830mila profughi e 5,1 milioni di persone in condizione di insicurezza alimentare.

"Una continua corsa contro il tempo per garantire la sopravvivenza delle persone intrappolate nelle zone di conflitto, portando loro acqua pulita e beni di prima necessità e per prevenire allo stesso tempo la diffusione di epidemie - spiega Sansone - In Yemen abbiamo raggiunto quasi un milione di persone nelle aree più colpite dalla guerra, in Sud Sudan siamo riusciti a portare acqua potabile e servizi igienici a oltre 860mila persone, prevenendo la diffusione del colera".

"Una scommessa che, grazie alla solidarietà di tanti, possiamo vincere anche di fronte a una crisi di enormi proporzioni come quella dell’Africa occidentale nel bacino del lago Ciad. Partendo dalla ricostruzione delle infrastrutture idriche, potremo infatti garantire acqua pulita a un milione e mezzo di persone entro la fine del 2017”.

oltre 800mila persone allo stremo ad Haiti, in Sudan 3,5 mln di persone colpite da siccità

Portare acqua pulita in contesti colpiti da catastrofi naturali, rese ancora più distruttive dai cambiamenti climatici, è vitale per garantire la sopravvivenza di intere fasce di popolazione che dipendono dall’agricoltura o dall’allevamento. Come ad Haiti, dove l’uragano Matthew ha devastato l’80% dei raccolti e ucciso 350mila capi di bestiame, con la conseguenza che oltre 800mila persone hanno urgente bisogno di cibo e acqua pulita.

Un’emergenza che Oxfam sta affrontando soprattutto nel sud del Paese per garantire l’accesso ad acqua e servizi igienici a circa 150mila persone nei prossimi 10 mesi. Ma oggi l’impatto dei cambiamenti climatici è più che mai globale. Basti pensare alle conseguenze di El Niño, che nel 2016 ha generato siccità e inondazioni in molte delle aree più povere del pianeta. Tra i Paesi più colpiti il Sudan, dove nell'ultimo anno, la siccità ha messo in ginocchio 4,6 milioni di persone, decimando raccolti e fonti d’acqua e riducendo a soli 3-4 litri la disponibilità di acqua al giorno per persona (anziché a 15 litri come raccomandato dagli standard internazionali).

In questo contesto, Oxfam è al lavoro proprio per il ripristino e la realizzazione delle infrastrutture idriche essenziali volte al sostentamento dei piccoli agricoltori e allevatori. Proprio per poter aumentare la propria capacità di risposta nelle più gravi emergenze del momento, a Natale Oxfam lancia la campagna #Savinglives.

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