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Rifiuti: Italia ne produce sempre meno, fa meglio il Centro

20 dicembre 2016 | 16.55
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 - airborne77 - Fotolia
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L’Italia tende a produrre sempre meno rifiuti. E sempre meno rifiuti finiscono in discarica. In alcune città la raccolta differenziata vola e i numeri fanno ben sperare per il raggiungimento degli obiettivi fissati dall'Unione Europea in tema di riciclaggio. E queste sono le buone notizie. Non mancano però le dolenti note, tra ritardi, differenze tra Nord e Sud e carenze infrastrutturali per il trattamento delle raccolte differenziate, che hanno come conseguenza il trasferimento dei rifiuti in altre regioni o all’estero.

A tracciare il quadro è il Rapporto Rifiuti Urbani 2016 dell'Ispra, secondo il quale nel 2015 si registra una riduzione di rifiuti urbani dello 0,4% rispetto al 2014 (-5,9% rispetto al 2011) e a calare di più è il Centro Italia (-0,8%).

Nel 2015, la percentuale di raccolta differenziata raggiunge il 47,5% della produzione nazionale, facendo rilevare una crescita di +2,3 punti rispetto al 2014 (45,2%). Nel Nord il quantitativo si attesta al di sopra di 8 milioni di tonnellate, nel Centro a quasi 2,9 milioni di tonnellate e nel Sud a 3,1 milioni di tonnellate. Alla regione Veneto va la palma della raccolta differenziata nel 2015 grazie al 68,8%, seguita dal Trentino Alto Adige con il 67,4%. Entrambe le regioni sono già dal 2014 al di sopra dell’obiettivo del 65% fissato dalla normativa per il 2012.

Quanto alle province, i livelli più elevati di raccolta differenziata si rilevano a Treviso che nel 2015 si attesta all’84,1%. Prossimo all’80% è il tasso della provincia di Mantova (79,9%) e pari al 78,4% quello di Pordenone. Le peggiori province italiane per la raccolta differenziata sono, invece, tutte in Sicilia: con valori inferiori o di poco superiori al 10%: Palermo (7,8%) Siracusa (7,9%), Messina (10,1%) e Enna (10,8%).

Ma quali sono le tipologie di rifiuto che si raccolgono di più? In testa c'è l'organico (umido e verde), che da solo rappresenta il 43,3% della raccolta differenziata in Italia, seguito da carta e il cartone (22,5% del totale). Poi vetro, plastica, legno, metallo e Raee.

Stando ai dati rilevati dall'Ispra, ci sarebbero buone possibilità per l’Italia di centrare l’obiettivo riciclaggio europeo, anche prima del 2020. La direttiva 2008/98/Ce prevede un target del 50% da conseguire entro il 2020 per la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti urbani. Secondo la metodologia di calcolo adottata dall’Italia, la percentuale si attesta al 46%. Considerando l’aumento dei tassi di riciclaggio osservati negli ultimi anni, l’obiettivo del 50% potrebbe essere conseguito prima della scadenza del 2020.

Sono Venezia e Milano le grandi città al top per raccolta differenziata. I maggiori livelli di raccolta differenziata si osservano per Venezia, che si attesta a una percentuale del 54,3%, seguita da Milano, con il 52,3%, Verona e Padova, rispettivamente con il 50,8 e 50,7%. Firenze si attesta al 46,4%, Bologna al 43,6% (in crescita di 5,3 punti rispetto al 2014) e Torino al 42,4%. Roma si attesta al 38,8% e Napoli al 24,2%.

I rifiuti smaltiti in discarica nel 2015 fanno registrare una riduzione di circa il 16% rispetto al 2014 (quasi 1,5 milioni di tonnellate di rifiuti). La riduzione maggiore si rileva al Nord (-26%), dove circa 680mila tonnellate in meno di rifiuti sono smaltite in discarica. Al Centro (-14%) e al Sud (-12%) si registrano riduzioni dello smaltimento più contenute ma comunque significative. Sono 149 le discariche per rifiuti non pericolosi e pericolosi ad aver ricevuto rifiuti provenienti dal circuito urbano nel 2015 (23 in meno rispetto al 2014).

Rispetto alla precedente indagine, aumenta di molto la percentuale di rifiuti sottoposti a trattamento prima dello smaltimento in discarica, che passa dal 70% del 2014 a circa l’86% del 2015; tuttavia, nonostante il divieto imposto dall’art. dall’art. 7 del d.lgs. n. 36/2003, nel 2015 ancora 1,1 milioni di tonnellate di rifiuti sono state smaltite in discarica senza il preventivo ed idoneo trattamento.

L’export dei rifiuti è superiore all’import. I rifiuti del circuito urbano esportati sono circa 361 mila tonnellate; Austria e Ungheria i Paesi verso i quali esportiamo le maggiori quantità di rifiuti urbani, rispettivamente il 27,5% e il 13,3% del totale esportato; seguono la Slovacchia con il 9,6% e la Spagna con il 7,5%. L’Italia esporta soprattutto Combustibile Solido Secondario (Css) derivante dal trattamento di rifiuti urbani (38,5% dei rifiuti esportati), rifiuti di imballaggio (20,5%) e frazioni merceologiche da raccolta differenziata (14%).

Sono circa 205mila tonnellate i rifiuti del circuito urbano importati nel 2015. Il maggior quantitativo proviene dalla Svizzera, con oltre 74mila tonnellate, corrispondente al 36,3% del totale importato; seguono la Francia con il 17,6% e la Germania con il 15,6%. Circa la metà dei rifiuti provenienti dalla Svizzera, costituiti prevalentemente da rifiuti di imballaggio in vetro, sono destinati ad impianti di recupero e lavorazione del vetro situati perlopiù in Lombardia. Ed è infatti la Lombardia la regione che importa la maggiore quantità di rifiuti (oltre 87 mila tonnellate) il 42,6% del totale importato, seguita dalla Campania (circa 45 mila tonnellate) con il 21,9% del totale e dal Veneto (29 mila tonnellate) con il 14,4% del totale.

Infine, i servizi di igiene urbana in Italia costano in media 168 euro l'anno pro capite, per l'esattezza 167,97. Di questi 168 euro, i costi di gestione dei rifiuti indifferenziati e delle raccolte differenziate ammontano rispettivamente a 58,98 e a 46,35 euro l'anno; lo spazzamento e lavaggio delle strade a 22,53 euro l'anno; i costi comuni a 32,09 euro l'anno e, infine, i costi di remunerazione del capitale a 8,01 euro l'anno.

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