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Sostenibilità: l'Italia 'in 10 selfie', i punti di forza per il rilancio

09 gennaio 2017 | 12.21
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(Fotolia)
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Dalle rinnovabili all'efficienza energetica, dall'agroalimentare alla cultura: sono 10 i punti di forza dell'Italia su cui puntare per rilanciare l'economia ed essere competitivi. Sono i "10 selfie" scattati dalla Fondazione Symbola, primo fra tutti: nel 2015, con un surplus commerciale manifatturiero con l’estero di 103,8 miliardi di dollari, l'Italia è il quinto Paese al mondo dopo Cina (1.062,1 miliardi), Germania (362,3), Corea del Sud (201,8), Giappone (174,7).

Secondo punto di forza: la green economy, su cui hanno puntato oltre 385mila aziende italiane (26,5% del totale dell’industria e dei servizi, nella manifattura addirittura il 33%). Green economy che vale 190,5 miliardi di euro di valore aggiunto, il 13% dell’economia nazionale.

Con vantaggi competitivi in termini di export (il 46% delle imprese manifatturiere eco-investitrici esporta stabilmente, contro il 27,7% delle altre), di innovazione (il 33,1% ha sviluppato nuovi prodotti o nuovi servizi, contro il 18,7%) e di fatturato (il 35,1% delle imprese green lo ha visto crescere nel 2015 contro il 21,8%). La green economy fa bene anche all’occupazione. Nel 2016 le imprese che investono green assumono di più: 330mila dipendenti, pari al 43,9% del totale delle assunzioni, stagionali e non stagionali, previsti nell’industria e nei servizi.

Il terzo selfie ad essere scattato è quello che riguarda il fotovoltaico. L’Italia è infatti il primo Paese al mondo per contributo del fotovoltaico nel mix elettrico nazionale (8%, dati relativi al 2015), meglio di Grecia (7,4%) e Germania (7,1%), ma anche di Giappone (sotto il 4%) e Usa (meno dell’1%). È prima tra i grandi paesi Ue per quota di rinnovabili nel consumo interno lordo (17,1%).

Quattro: Italia leader in Ue per efficienza energetica ed emissioni. Con 107 tonnellate di Co2 equivalente per milione di euro prodotto, siamo secondi per minore intensità di emissioni atmosferiche, dietro la Francia (93, aiutata in questo caso dal nucleare) e davanti a Spagna (131), Regno Unito (131) e Germania (154). Con 14,3 tonnellate di petrolio equivalente per milione di euro prodotto, l’Italia è il secondo Paese tra le cinque grandi economie comunitarie per minori input energetici a parità di prodotto.

Cinque: Italia prima in Ue per economia circolare con 47 milioni di tonnellate di rifiuti non pericolosi recuperati per essere avviati a riciclo, il valore assoluto più elevato tra tutti i Paesi europei (segue Germania con 43,6; Regno Unito con 38,8; Francia con 29,5 e Spagna con 23,7). Il riciclaggio nei cicli produttivi industriali ci ha permesso di risparmiare energia primaria per oltre 17 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, ed emissioni per circa 60 milioni di tonnellate di Co2.

L’Industria italiana è quarta per surplus del settore 'machinery' (59,5 miliardi di dollari) confermandosi nel gruppo di testa della graduatoria internazionale per saldo della bilancia commerciale, preceduta dai competitor tedeschi (108 miliardi), cinesi (84,5) e giapponesi (69,4). Tra i prodotti più esportati, macchine per agricoltura e tabacco, per l’industria alimentare, per lavorare legno, metalli, materie plastiche e minerali non metalliferi (come pietre ornamentali e ceramica), macchine per imballaggi e giostre, apprezzate particolarmente per l’attenzione al minor consumo di energia a parità di prestazione.

Settimo selfie: la forza della cultura, una filiera che in Italia vale 89,7 miliardi di euro, il 6,1% della ricchezza prodotta nel Paese nel 2015. Questi quasi 90 miliardi ne mettono in moto altri 160,1 nel resto dell’economia: 1,8 euro per ogni euro prodotto dalla cultura. Si arriva così a 249,8 miliardi prodotti dall’intera filiera culturale, dal design al made in Italy, dai new media al patrimonio storico culturale fino al turismo: il 17% della ricchezza nazionale. Cultura e creatività danno lavoro al 6,1% del totale degli occupati: 1,5 milioni di persone. L’Italia vanta il primato mondiale per numero di siti Unesco: sono ben 51 quelli riconosciuti al nostro Paese.

E ancora: l'industria italiana del legno arredo, seconda per surplus commerciale (9 miliardi di dollari, preceduta solo dalla Cina con 86,3 miliardi) e campione di sostenibilità. Il primo importatore dei prodotti del legno arredo made in Italy è la Francia (1.061 milioni di euro nel 2015), seguita da Germania (844 milioni), Uk (719), Svizzera (555), Russia (527), Spagna (407), Emirati Arabi (295), Cina (288, dove siamo il primo fornitore nazionale).

Competitività: su un totale di 5.117 prodotti, nel 2014 l’Italia si è piazzata prima, seconda o terza al mondo per attivo commerciale con l’estero in ben 899, quasi uno su cinque. Per un valore totale di 200 miliardi di dollari. L’eccellenza del made in Italy sta nell’elevata diversificazione delle sue specializzazioni, che sono imperniate soprattutto nei macrosettori delle ‘4A’ (Alimentari-vini, Abbigliamento-moda, Arredo-casa e Automazione-meccanica-gomma-plastica).

Infine, l'agroalimentare di qualità. Tra i prodotti dell’agroalimentare italiano, 16 sono primi sui mercati internazionali. Dalla pasta ai pomodori e altri ortaggi, aceto, olio e fagioli: tutti campioni assoluti nelle quote di mercato mondiale. E ce ne sono altri 52 per i quali siamo secondi o terzi: siamo sul podio nel commercio mondiale, insomma, per ben 68 prodotti. Il nostro è il Paese più forte al mondo per prodotti ‘distintivi’: primi nel food, con 292 tra Dop/Igp/Stg, e nel vino, con 523 Doc/Docg/Igt. L’Italia è seconda in Europa per superficie agricola biologica. E prima per numero di imprese del settore.

“Per rilanciare l’economia e affrontare le sfide del mondo dobbiamo guardare ai nostri punti di forza, senza mai dimenticare i nostri mali antichi e i tanti problemi di oggi. Possiamo ripartire da un’Italia che guarda con fiducia al futuro – spiega il presidente di Symbola Ermete Realacci nella premessa di L’Italia in 10 selfie 2017 – perché non rinnega la propria anima. Un’Italia competitiva anche grazie alla coesione, alla cura del capitale umano, al rapporto forte con i territori e con le comunità".

"L’Italia - continua Realacci - può essere un avamposto di quell’economia più forte e insieme più sostenibile e a misura d’uomo che emerge dall’Accordo di Parigi, confermato alla Cop22 di Marrakech, sul clima. Quella che leggiamo negli auspici di Papa Francesco. Un’economia che può dare risposte adeguate alle nuove domande dei consumatori globali del XXI secolo: equità, sostenibilità, bellezza. Sono i temi - conclude - che l’Italia deve mettere al centro dell’azione di Governo e del G7 che ospiterà a maggio da presidente di turno”.

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