"Dopo i terremoti l’energia che si libera crea conseguenze nella dinamica in superficie. Dunque sono raddoppiate le portate di fiumi. Ora sarà necessario controllare sorgenti e versanti, soprattutto quelli dove insistono gli acquedotti, e controllare i fiumi. Quando la neve si scioglierà le portate dei fiumi aumenteranno ulteriormente e le valli potrebbero entrare in crisi. Bisogna porsi anche il problema di quello che potrebbe accadere dopo”. Così Gilberto Pambianchi, presidente nazionale dell’Associazione Italiana di Geomorfologia e docente dell’Università di Camerino.
Preoccupazione per quello che potrà accadere nei prossimi giorni, ma ci sono già segnali allarmanti: “Il fiume Nera è passato da una portata di 3 metri cubi al secondo a ben 7 metri cubi al secondo - dice Pambianchi -Alcune sorgenti che avevano un gettito di 40 litri al secondo, si sono addirittura completamente asciugate".
Pambianchi fa parte del gruppo di ricercatori che sta studiando i cambiamenti del territorio dell’Appennino in seguito agli ultimi terremoti. “E’ probabile che il mutamento causato dal terremoto possa manifestarsi con la destabilizzazione dei versanti. Oggi - ha proseguito Pambianchi - la tecnologia è dotata di tutti gli strumenti finalizzati al controllo dei versanti".
A tutto questo si aggiunge un altro fattore non secondario e che riguarda le falde acquifere che potrebbero addirittura depauperarsi. "Il depauperamento delle falde acquifere può portare ad assenza di acqua, dunque a una crisi idrica", spiega Pambianchi.